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Insights 21 Set 2022

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“Se pensi in termini di anni, pianta il riso.
Se pensi in termini di decenni, pianta alberi.
Se pensi in termini di centinaia di anni, insegna alla gente”
(Confucio)

Oggi è il giorno della Fed. Alle 20 sarà comunicata la decisione sui tassi di interesse che il consensus stima in +75 punti base ovvero dal 2.5% al 3.25%. I falchi, che chiedono un aumento di 100 punti (come fatto ieri dalla Banca Centrale svedese), potrebbero quindi essere stati “bloccati”. Alle 20:30 è infine attesa la conferenza stampa di Jerome Powell le cui parole saranno pesate molto attentamente e guideranno i movimenti degli indici sino alla prossima riunione della Fed in ottobre. Facendo un passo indietro alle 9:00 della mattina inizia il vertice sulla politica non monetaria della BCE e a seguire il discorso di De Guindos componente dei direttivo BCE. Il primo dopo l’annuncio di un aumento dei prezzi alla produzione in Germania del 45% su base annua nel mese di agosto. Per gli investitori il regime di volatilità macro sta mettendo radici con crescita più debole, inflazione persistente e mercati volatili. Per questo, in termini di portafoglio complessivo, BlackRock ha confermato una visione tattica di preferenza per il credito rispetto all’azionario in considerazione del deterioramento del quadro macro. Con i tassi a 2 anni in Usa sopra il 4%, è difficile resistere alla tentazione.

Tasse queste sconosciute

In Italia le ultime giornate di campagna elettorale sono incentrare sulla politica fiscale. Le proposte dei Partiti sono tutte nella direzione di una riduzione, semplificazione, rimodulazione che dovrebbero finalmente portare a un’inversione del trend iniziato negli anni ’80 che ha portato l’Italia ai vertici per carico fiscale su famiglie e imprese. Di riflesso però c’è la preoccupazione che una riduzione delle imposte crei degli squilibri di finanza pubblica tali da mettere in discussione la stabilità del debito. Ecco perché oggi il rendimento dei BTP a 10 anni ha superato il 4%, riportandosi sui massimi del giugno scorso ovvero i top da quasi 10 anni. Una buona notizia è l’approvazione del Decreto aiuti bis, che prevede misure del valore di circa €17 miliardi, per aiutare le famiglie economicamente svantaggiate e le imprese energivore a pagare le bollette. Ma lo scontro politico potrebbe presto scaricarsi in Borsa. Il nuovo governo dovrà infatti rinnovare i contratti degli amministratori delegati di Enel ed Eni, entrambi in scadenza il prossimo anno. Ammonta a circa €120 miliardi la capitalizzazione delle società a capitale pubblico i cui Cda sono in scadenza nel 2023.

Recessione in vista

Ford fa profit warning e aumenta le probabilità di una recessione globale come già pronosticato dalla Banca Mondiale. Putin fa la sua parte gettando benzina sul fuoco con l’annuncio di un referendum per annettere il Donbass alla Russia che porterebbero i confini del Paese con il secondo più grande arsenale nucleare del mondo, nel cuore del conflitto. In questo contesto il mercato azionario ne esce con le ossa rotte, rispetto a quello obbligazionario. Solo sorprese molto positive dalla reporting season statunitense sui risultati trimestrali potrebbe allontanare le nubi. Ma l’annuncio di Ford mette in cattiva luce questa prospettiva. La possibilità di rivedere l’S&P 500 sui minimi dal giugno scorso si fa più visibile. La correzione che stiamo vivendo sul mercato azionario potrebbe quindi continuare, scontando ulteriori rialzi dei tassi che invece l’obbligazionario sembra avere digerito.