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Insights 23 Mag 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“Ogni decisione è un salto nel vuoto. Ma il mercato non ti perdona se non salti.” (Howard Marks)

Europa: un passo indietro, ma senza crolli. Le borse europee hanno terminato la seduta di giovedì in flessione, ma lontane dai minimi intraday. Lo STOXX 600 ha perso lo 0,6%, come il CAC 40 e il DAX, mentre il FTSE 100 lo 0,5%. A Milano, il FTSE Mib registra un calo dello 0,73%, ma resta stabilmente sopra la soglia psicologica dei 40.000 punti. Il calo riflette un contesto di cautela crescente: i rendimenti dei Treasury USA a lunga scadenza si mantengono sui livelli più alti degli ultimi 18 mesi, spinti da un’asta debole e dal timore di una traiettoria fiscale americana sempre più squilibrata. L’indebolimento del dollaro sostiene marginalmente gli asset europei, mentre i ministri delle Finanze del G7 manifestano “preoccupazione e delusione” per i dazi imposti da Washington. Sul fronte commerciale, Bruxelles valuta concessioni sui crostacei americani per ottenere allentamenti mirati sui dazi USA. In una settimana già povera di volumi, il messaggio che passa è chiaro: la politica estera statunitense continua a generare divergenze profonde anche tra gli storici alleati.

Stati Uniti: sotto la superficie, una crepa nel consenso

I listini statunitensi chiudono la seduta di giovedì in modo misto e poco mosso: Dow Jones invariato, S&P 500 +0,04%, Nasdaq +0,28% e Russell 2000 +0,05%. Ma dietro la calma apparente, il sentiment si deteriora. Il focus si sposta sui conti pubblici americani, sotto pressione dopo la revisione al ribasso del rating da parte di Moody’s e i costi stimati del nuovo piano fiscale di Trump. Il disegno di legge, approvato alla Camera, prevede tagli fiscali finanziati in deficit e l’accelerazione della fine degli incentivi per l’energia pulita. I nuovi criteri impongono che i progetti solari ed eolici inizino entro 60 giorni dall’approvazione della legge per accedere ai crediti d’imposta. Il risultato è una brusca frenata delle azioni delle società solari nel pre-market: Sunrun, Canadian Solar, Enphase, Array, First Solar e SolarEdge registrano cali immediati. L’interpretazione prevalente tra gli operatori è che si stia aprendo una nuova fase di selezione nel comparto green: più politica, meno mercato.

Energia e geopolitica: il ritorno degli equilibri forzati

Il petrolio resta sotto pressione, nonostante l’ombra lunga dello scontro tra Israele e Iran. Secondo Bloomberg, l’OPEC+ starebbe valutando un aumento della produzione di 411mila barili al giorno a luglio, il triplo rispetto al piano iniziale, per il terzo mese consecutivo. Una decisione attesa da 25 analisti su 32, secondo il sondaggio Bloomberg, e già scontata da Morgan Stanley, che cita livelli di compliance stabili tra i paesi membri. Ma la vera notizia è un’altra: l’aumento dell’offerta non serve solo a coprire la domanda, ma mira esplicitamente a riconquistare quote di mercato perse a favore dello shale oil statunitense. Secondo Reuters, il nuovo piano riflette una strategia aggressiva di contenimento della produzione USA. In questo scenario, il greggio si avvia a chiudere la terza settimana consecutiva in rosso, nonostante il rischio di escalation militare. I mercati guardano oltre la tensione e cominciano a prezzare la possibilità che i principali attori geopolitici, da OPEC a Washington, stiano tornando a giocare di sponda, ognuno con le proprie armi. E stavolta non tutte sono economiche.