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Insights 11 Apr 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“La storia insegna che i mercati non odiano nulla più dell’incertezza.” (Alan Greenspan)

Dopo la grande marcia indietro, restano le ombre. Le Borse europee hanno chiuso in forte rialzo dopo l’annuncio di una pausa di 90 giorni sui dazi reciproci da parte degli Stati Uniti verso quasi tutti i partner commerciali, ad eccezione della Cina, che vede salire l’aliquota al 145%. Lo STOXX 600 ha guadagnato il 3,7%, il DAX il 4,5%, e il FTSE Mib il 4,73%, spinto da una caccia ai titoli penalizzati nelle settimane precedenti. Il messaggio di Trump, pur segnando un parziale passo indietro, lascia spazio a molte incertezze: il dazio minimo del 10% resta in vigore, e l’escalation con Pechino è tutt’altro che rientrata. La Cina ha risposto portando al 84% i propri dazi sui beni americani. Sullo sfondo, l’UE ha sospeso per 90 giorni le contromisure commerciali ma ha ribadito che tutte le opzioni restano sul tavolo. Intanto, il rally dei mercati ha beneficiato anche di una situazione di ipervenduto tecnico, alimentata dal recente derisking forzato da parte di hedge fund e fondi quantitativi.

Wall Street in recupero, ma il “Trump put” ha un prezzo

Negli Stati Uniti, lo S&P 500 ha registrato la miglior seduta dal 2008, mentre il Nasdaq ha messo a segno la seconda miglior performance della sua storia. Ma la giornata successiva è stata tutt’altro che lineare: dopo l’euforia per la tregua parziale, i mercati hanno ritracciato quando la Casa Bianca ha smentito le voci su una sospensione totale: Wall Street nel complesso a lasciato sul terreno oltre il 3% sebbene resti lontana dai supporti più significativi. Gli investitori restano cauti: il rischio che Trump torni ad alzare i toni resta elevato. Inoltre, l’inasprimento dei dazi contro la Cina e il mantenimento del dazio minimo universale al 10% alimentano preoccupazioni su inflazione, crescita e sentiment. Gli economisti avvertono: le misure attuali non bastano a cambiare radicalmente lo scenario. Gli effetti depressivi dei dazi restano sul tavolo. Il mercato obbligazionario segnala pressioni al rialzo sui rendimenti, complice anche il rischio di vendite straniere di Treasury e le preoccupazioni sulla credibilità fiscale USA.

Banche centrali al bivio: la BCE in pressing, la Fed sotto pressione

Mentre la Banca centrale europea valuta fino a quattro tagli dei tassi nel 2025, i mercati scontano il primo intervento già nella riunione di aprile. L’inflazione in calo, il rafforzamento dell’euro e la frenata dei prezzi energetici sostengono l’ipotesi di un ciclo accomodante. Anche i falchi nel board, come Schnabel, ammettono che l’incertezza globale giustifica un cambio di rotta. Negli Stati Uniti, invece, la Federal Reserve appare più cauta: il dato sull’inflazione core USA di marzo è sceso sotto le attese (+0,1% m/m), ma la pressione dei dazi sui prezzi al consumo potrebbe rallentare l’allentamento monetario. Intanto, la manovra fiscale americana resta al centro del dibattito politico, con il Congresso che ha appena approvato una versione ridotta del budget ma con impegni su nuovi tagli alla spesa. Il quadro resta complesso: sui mercati domina la volatilità, e il messaggio è chiaro, l’incertezza resta la variabile principale da monitorare.