Il punto sul mercato di Integrae SIM

“I mercati possono rimanere irrazionali più a lungo di quanto tu possa rimanere solvibile.” (John Maynard Keynes)
La Fed non frena il rally. Le borse statunitensi hanno chiuso in rialzo nella giornata della Fed, con il S&P 500 a +1,08%, il Nasdaq a +1,41% e il Dow Jones a +0,92%, supportati dal rimbalzo della tecnologia e dal tono più accomodante di Jerome Powell. L’attenzione era tutta sulla decisione della banca centrale, che ha lasciato invariati i tassi per la seconda riunione consecutiva, come ampiamente previsto. Il messaggio del Governatore è stato interpretato dai mercati come moderatamente dovish: pur segnalando una crescita economica più debole per il 2025 e un rialzo delle previsioni d’inflazione, il Federal Open Market Committee ha confermato che il processo di riduzione del bilancio (QT) rallenterà dal 1° aprile, suggerendo che la Fed sta preparando il terreno per un ciclo di allentamento. I mercati stanno ora prezzando 50-60 punti base di tagli per il 2025, in linea con le proiezioni della Fed. Powell ha minimizzato l’impatto dei dazi sulle aspettative d’inflazione, definendolo “transitorio”, mentre ha ribadito la solidità dell’economia americana, ponendo maggiore enfasi sui dati hard rispetto ai più deboli indicatori di fiducia. Il settore tech ha così guidato il rally, con Tesla e Nvidia tra i migliori performer dopo le recenti sottoperformance.
BCE farà la prossima mossa?
In Europa, le chiusure sono state più contrastate: il FTSE Mib ha guadagnato lo 0,45%, avvicinandosi nuovamente alla soglia psicologica dei 40mila punti, mentre il DAX ha perso lo 0,3%, frenato da una serie di dati macro deboli e dall’incertezza geopolitica. La revisione al ribasso dell’inflazione della zona euro (2,3% su base annua) ha contribuito a consolidare le aspettative per un taglio dei tassi da parte della BCE, mentre nel Regno Unito i sondaggi mostrano segnali di rallentamento nel mercato del lavoro e un aumento delle insolvenze aziendali. Sul fronte geopolitico, Vladimir Putin ha rifiutato la proposta di un cessate il fuoco di 30 giorni in Ucraina, accettando solo di sospendere gli attacchi alle infrastrutture energetiche. Tuttavia, Russia e Ucraina hanno lanciato raid aerei reciproci poche ore dopo. L’attenzione è anche sulla Turchia, dove il sell-off sugli asset locali si è intensificato dopo l’arresto del principale oppositore del presidente Recep Tayyip Erdoğan. Nonostante il quadro incerto, il sentiment sugli asset europei rimane supportato da un record di rotazione di flussi dagli Stati Uniti verso le borse del Vecchio Continente, come evidenziato dal Bank of America Fund Manager Survey, con il 39% dei gestori ora sovrappesati sull’Europa, il livello più alto dal 2021.
JP tifa Trump
I mercati stanno seguendo con attenzione la performance del settore bancario. JPMorgan Chase sta beneficiando della volatilità indotta dai dazi di Trump, con le sue attività di trading azionario che dovrebbero registrare un incremento del 30% su base annua, superando potenzialmente il precedente record di $3,3 miliardi. Un simile scenario potrebbe portare ulteriori benefici anche a Goldman Sachs e Morgan Stanley, che tradizionalmente competono per il primato nel trading azionario globale. Il rinnovato interesse per le strategie di hedging e la crescente volatilità stanno alimentando un aumento dell’attività sui desk di trading delle principali banche d’investimento, confermando come l’attuale incertezza macroeconomica e geopolitica stia creando opportunità per i player più esposti alla gestione del rischio di mercato.