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Insights 3 Mar 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“L’incertezza è il terreno fertile su cui cresce la volatilità, ma anche l’opportunità.” (Howard Marks)

Frena la crescita economica, l’azionario trema. Le Borse europee hanno chiuso la settimana con un andamento contrastato, con lo STOXX 600 a +0,2%, il FTSE 100 quasi invariato (+0,1%), il DAX in calo dello 0,1% e il CAC 40 in rialzo dello 0,4%. Il FTSE MIB ha chiuso appena sopra la parità rimanendo sotto la soglia dei 40.000 punti. Negli Stati Uniti, la seduta di venerdì ha visto un rimbalzo deciso dopo le vendite delle sessioni precedenti: il Dow Jones ha guadagnato l’1,39%, lo S&P 500 l’1,58%, il Nasdaq l’1,63%, mentre il Russell 2000 è salito dell’1,09%. Tuttavia, questi rialzi hanno compensato solo in parte il pesante ribasso di giovedì, quando l’S&P 500 e il Nasdaq hanno chiuso la loro peggiore settimana da settembre. L’incertezza sulle politiche tariffarie dell’amministrazione Trump rimane il principale catalizzatore di volatilità. Dopo aver ventilato possibili ritardi, il presidente ha confermato che i dazi su Canada e Messico entreranno in vigore il 4 marzo, mentre la tariffa imposta alla Cina salirà dal 10% al 20%. Le speranze di una revisione dell’ultimo minuto restano vive, con la Casa Bianca che ha confermato colloqui in corso con i governi coinvolti.

Recessione alle porte?

I dati macroeconomici statunitensi hanno mostrato segnali contrastanti. L’indice core PCE di gennaio, parametro di inflazione preferito dalla Federal Reserve, è salito dello 0,3%, in linea con le aspettative, con una crescita annuale ai minimi da giugno. Tuttavia, i consumi personali hanno registrato un calo dello 0,5%, il più ampio da quasi quattro anni, evidenziando un possibile indebolimento della spesa. Il dato ha sorpreso al ribasso, anche se il report sui redditi personali ha mostrato un incremento superiore alle attese. Il GDP della Fed di Atlanta ha rivisto bruscamente al ribasso la crescita del PIL per il primo trimestre, dal +2,3% a -1,5%, segnalando un deterioramento delle prospettive economiche e un primo concreto segnale di recessione. La prossima settimana sarà densa di eventi chiave, con l’entrata in vigore dei dazi di Trump, il report sui salari USA, la riunione della BCE e il Congresso Nazionale del Popolo in Cina, tutti elementi in grado di generare volatilità.

L’azionario a dieta

L’indebolimento della fiducia dei consumatori e la contrazione della spesa sollevano interrogativi sulla tenuta della crescita nel 2025. Le vendite al dettaglio hanno mostrato la maggior contrazione da quasi quattro anni, trainate dal calo degli acquisti di automobili e beni ricreativi, complice un inverno particolarmente rigido. Il mercato obbligazionario ha registrato la migliore partenza d’anno dal 2020, mentre gli indici azionari stanno progressivamente erodendo i guadagni da inizio anno. I grandi gestori di fondi, come Manulife Asset Management e Penn Mutual Asset Management, stanno riducendo l’esposizione azionaria e aumentando le allocazioni sui bond, segnalando un posizionamento più difensivo. Se i consumi dovessero continuare a rallentare e le aziende a rivedere al ribasso i piani di crescita, il rischio di un deterioramento del quadro economico potrebbe diventare sempre più concreto con l’arrivo della tanto temuta correzione sui listini che nel corso degli ultimi 3 anni sono arrivati a guadagnare tra il 40% (Europa) e il 60% (Wall Street).