Il punto sul mercato di Integrae SIM

“I mercati oscillano, ma nel lungo periodo la vera minaccia non è la volatilità, bensì l’incertezza.” (Ray Dalio)
Venti di crisi sui mercati. Le borse europee hanno chiuso la seduta di giovedì per lo più in ribasso, con lo STOXX 600 in calo dello 0,5%, il DAX che ha perso l’1,1% e il CAC 40 in flessione dello 0,5%, mentre il FTSE 100 ha mostrato una lieve tenuta (+0,3%). Anche negli Stati Uniti, l’azionario ha vissuto una giornata di forte debolezza, con l’S&P 500 in calo dell’1,59%, il Nasdaq in ribasso del 2,78% e il Dow Jones in flessione dello 0,45%. Il sentiment è stato condizionato da nuove incertezze sulle politiche di Trump, con il presidente che ha confermato l’implementazione dei dazi su Canada e Messico dal 4 marzo, mentre anche la Cina subirà un incremento del 10% sui dazi esistenti. Sebbene il mercato abbia spesso interpretato queste misure come strumenti negoziali, la loro concreta attuazione alimenta la volatilità. Sul fronte settoriale, le vendite hanno colpito in particolare i titoli tecnologici, con Nvidia in calo post-earnings nonostante il solido aggiornamento sulle prospettive di crescita nel settore AI, mentre Tesla ha esteso il forte ribasso settimanale. I mercati hanno inoltre reagito a un incremento nelle richieste di sussidi di disoccupazione e a una revisione al rialzo dell’inflazione core PCE del quarto trimestre, con un ritorno delle preoccupazioni su stagflazione e crescita economica. In un contesto tecnico già fragile, il livello di 5.886 punti dell’S&P 500 è stato indicato da Goldman Sachs come soglia chiave per un’accelerazione delle vendite.
Terre rare d’Italia
Il dibattito sulle materie prime strategiche torna al centro della scena, con particolare attenzione all’estrazione di terre rare in Italia. Attualmente, il Paese dispone di 76 miniere dismesse, chiuse tra gli anni ‘80 e ‘90, e recentemente mappate dall’ISPRA con l’obiettivo di riattivarle e ridurre la dipendenza dall’estero. Tuttavia, mentre le riserve nazionali contengono 17 materiali critici, l’attività estrattiva è rimasta pressoché ferma per decenni e oggi il Paese estrae solo feldspato e fluorite. Il tema è tornato d’attualità nel quadro del possibile accordo strategico tra Stati Uniti e Ucraina per l’approvvigionamento di risorse chiave, ma anche l’Italia sta cercando di colmare il divario. Il governo ha approvato lo scorso luglio il decreto 84/2024, che disciplina la ripresa sostenibile delle estrazioni e mira a rafforzare l’autosufficienza industriale del Paese. La prima miniera a ripartire sarà quella di Silius, in Sardegna, che ospita ancora oltre 3 milioni di tonnellate di fluorite, fondamentale per la produzione di batterie agli ioni di litio. Dopo Silius, potrebbero tornare operative altre miniere: tra le 76 identificate, almeno 22 contengono materie prime strategiche destinate a settori industriali chiave come la transizione energetica e la produzione tecnologica. Il tema resta cruciale per la competitività europea, in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche e politiche protezionistiche sui materiali critici.
Sarà l’anno degli attivisti?
Il capitalismo attivista è sotto riflettori: Starboardattivit Value, tra i più influenti hedge fund nel settore, ha deluso nel 2024, con una performance inferiore al 5%, ben al di sotto dei principali competitor. Il fondo guidato da Jeff Smith ha incontrato difficoltà nelle sue campagne più aggressive, tra cui quelle su News Corp e Pfizer, in un anno in cui gli investitori attivisti hanno registrato successi record nel mettere pressione ai CdA. La pressione esercitata dagli attivisti si è infatti intensificata nel 2024, portando a significativi cambiamenti di governance nelle società target. Nonostante i risultati inferiori alle attese, il track record di Starboard rimane di alto profilo, avendo in passato guidato operazioni di successo su colossi come Yahoo! e Salesforce. Il 2025 potrebbe segnare un’inversione di tendenza per il fondo, con nuove campagne focalizzate su settori chiave come tecnologia, healthcare e servizi finanziari.