Il punto sul mercato di Integrae SIM

“Il destino delle nazioni dipende dal modo in cui si nutrono.” (Jean Anthelme Brillat-Savarin)
Pausa di riflessione o avvisaglie di correzione? Le borse europee hanno chiuso la seduta di giovedì contrastate, con lo STOXX 600 in calo dello 0,2%, il FTSE 100 a -0,6%, il DAX a -0,6%, il CAC 40 a +0,1%, mentre il FTSE MIB ha ceduto lo 0,26%, mantenendosi comunque sopra i 38.000 punti. Sul fronte politico, il primo ministro francese Bayrou ha superato un nuovo voto di fiducia, nonostante le tensioni legate alle sue dichiarazioni sulla migrazione. Nel Regno Unito, cresce l’attenzione sulle pressioni fiscali in un contesto di crescita debole, mentre un sondaggio di Baker Tilly ha rivelato che molte aziende industriali tedesche stanno valutando la delocalizzazione all’estero. Il componente della BCE Stournaras ha dichiarato che i tassi d’interesse potrebbero scendere al 2% nel 2025. Sul fronte macro, l’indice die prezzi alla produzione in Germania ha deluso le aspettative, mentre la fiducia dei consumatori britannici è scesa ai livelli più bassi dall’insediamento del governo Laburista. In ambito geopolitico, i leader europei hanno riaffermato il loro sostegno a Zelensky, dopo le recenti critiche da parte di Trump. Regno Unito e Francia stanno preparando una “forza di rassicurazione” guidata dall’Europa, che includerebbe supporto aereo e truppe nelle principali città, porti e infrastrutture critiche dell’Ucraina. I piani di intervento verranno presentati a Trump la prossima settimana durante una visita ufficiale a Washington da parte del Premier britannico Starmer e del Presidente francese Macron. Inoltre, Trump ha aggiunto dazi sul legname e sui prodotti forestali alle misure annunciate questa settimana e ha parlato della possibilità di un nuovo accordo commerciale con la Cina. Continua infine il calo del prezzo del gas in Europa, sui minimi dell’anno.
Pace tra Usa e Cina?
Negli Stati Uniti, i mercati hanno chiuso in ribasso, con il Dow Jones a -1,01%, l’S&P 500 a -0,43%, il Nasdaq a -0,47% e il Russell 2000 a -0,91%. La giornata è stata caratterizzata da un’intonazione debole, in parte a causa del calo di Walmart (-7%), che ha riportato utili inferiori alle attese e una guidance prudente. La catena di negozi è considerata una buona approssimazione del Pil prospettico degli Stati Uniti. Tuttavia, la reazione del mercato è stata vista come una correzione tecnica, dopo un forte rally del titolo (a gennaio sui massimi di tutti i tempi). Sul fronte tariffario, Trump ha ufficializzato i dazi su legname e prodotti forestali, pur mantenendo aperta la possibilità di un nuovo accordo commerciale con Pechino. Nel frattempo, la Commissione UE ha evidenziato progressi nei negoziati commerciali con gli Stati Uniti. A Washington, la situazione rimane instabile, con divisioni interne nel GOP sul pacchetto di riconciliazione fiscale e un crescente rischio di shutdown del governo. Il Segretario del Tesoro Bessent ha dichiarato che l’amministrazione non è ancora pronta a ristrutturare il debito, mentre il mercato obbligazionario ha trovato un momentaneo supporto nelle dichiarazioni della Fed sulla possibilità di rallentare il Quantitative Tightening (QT). Il continuo scontro tra Trump e Zelensky ha monopolizzato i titoli dei media, con il presidente ucraino che ha avuto un incontro positivo con l’inviato statunitense Kellogg, sebbene la conferenza stampa congiunta sia stata cancellata.
La Fed non tocca
Dai verbali dell’ultima riunione della Federal Reserve, emerge una chiara intenzione di mantenere i tassi invariati nel breve termine, a causa di un contesto politico ed economico altamente incerto. I funzionari della Fed hanno dichiarato che, fintanto che l’economia rimane vicina alla piena occupazione, sarà necessario osservare ulteriori progressi sull’inflazione prima di procedere con eventuali tagli. La riunione del 28-29 gennaio ha visto la conferma del tasso di riferimento tra il 4,25% e il 4,50%, sottolineando un approccio prudente da parte dei policymakers. Tuttavia, i recenti dati sull’inflazione e la crescita dei salari potrebbero ritardare ulteriormente i tagli, rafforzando la visione di un primo intervento non prima della fine del 2025. Nonostante ciò, alcuni investitori hanno trovato motivi per tornare a comprare asset a rischio, in previsione di una possibile stabilizzazione dell’economia nei prossimi mesi.