Il punto sul mercato di Integrae SIM
“L’economia mondiale è oggi un gigantesco casinò” (Fidel Castro)
Venticinque punti di svalutazione dell’euro sul dollaro hanno un effetto duplice: maggiore competitività per l’export e inflazione importata. Quale dei due effetti pesa di più sull’economia? Per L’Italia il bilancio è sinora, positivo. Lato esportazioni il Paese sta performando molto bene: +7% rispetto al periodo pre pandemia, +22,4% rispetto al 2021. Questa crescita sconta un progresso sia per l’effetto prezzo/inflazione, che per i volumi. L’Italia sta quindi guadagnando quote di mercato sui mercati commerciali mondiali. Il Made In Italy sta recuperando più velocemente di altre economie i valori pre pandemia, come nel caso della Germania, anche grazie alle caratteristiche del proprio sistema produttivo. E le prospettive sono altrettanto positive: la domanda estera resta forte. Il problema è che la crisi energetica potrebbe limitare la risposta a questa domanda. Per capire il trend delle valute riflettori puntati sui dati macro di oggi: alle 11:00 è atteso il discorso del Governatore della Banca Centrale del Regno Unito, il primo dopo il cambio di Governo. In serata, alle 18:00, in Usa le previsioni dell’EIA sull’energia nel breve termine.
Come cambia la globalizzazione
Dal forum Ambrosetti in corso a Cernobbio è emerso il risultato di un sondaggio condotto sugli opinion leader presenti che indica l’inizio di una fase di “deglobalizzazione”. Saremmo di fronte a una ridefinizione della globalizzazione per aree geografiche. I rapporti di business internazionale di basano sulla fiducia, quanto accaduto negli ultimi sei mesi, come ad esempio l’introduzione delle sanzioni, ha deteriorato i rapporti e ci vorrà tempo per recuperare. Probabile quindi un’intensificazione delle relazioni tra Paesi alleati a danno di quelli considerati ostili. In questo contesto l’Europa deve trovare compattezza, ed è alla ricerca di una leadership forte che sappia traghettare il Vecchio Continente fuori dalla crisi e con uno slancio nuovo e differente verso il futuro. Non giova la stagione elettorale in Italia e l’instabilità politica di una nazione come il Regno Unito.
Puntin sta vincendo la guerra dell’energia?
Sfatiamo alcuni luoghi comuni. Con la chiusura di Nord Stream la Russia perde il suo principale cliente. Nel breve periodo ci potrebbero essere dei benefici per il forte aumento dei prezzi, ma nel medio periodo la prospettiva è di un azzeramento dei rapporti di fornitura. La Russia dispone inoltre di importanti impianti di produzione di energia in zone complesse la cui gestione è affidata a società straniere. Lavorando in autonomia potrebbero esserci grossi problemi a garantire un adeguato livello di efficienza. Poi c’è l’accelerazione verso le fonti energetiche alternative e al cambiamento del sistema energetico mondiale, che porta verso un punto di non ritorno rispetto alle fonti fossili. Sino a questo momento la risposta dei mercati finanziari è stata relativamente composta di fronte a una scenario cupo, prospettato anche da Morgan Stanley. Michael Wilson, top strategist azionario statunitense della banca d’affari ha infatti tagliato ulteriormente le stime sui profitti. L’analista spiega come l’S&P 500 ha toccato un “minimo” di 3.400 punti nel quarto trimestre 2021, ma il livello di 3.000 è possibile se arriva una recessione degli utili aziendali per l’anno in corso e il 2023. L’allocazione dei portafogli resta quindi improntata alla prudenza, non pro ciclica, in particolare sull’Europa che è a rischio di ricadute recessive.