Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Il segreto per andare avanti è iniziare.” (Mark Twain)
Tassi giù, Borse su. Come previsto, la BCE ha ridotto i tassi di interesse di 25 punti base, portando i mercati azionari europei a chiudere in rialzo e vicino ai massimi della giornata. La presidente Christine Lagarde ha confermato un approccio cauto, affermando che le decisioni future saranno prese sulla base dei dati, ma ha anche lasciato intendere che ci potrebbe essere un ulteriore intervento già nella riunione di dicembre. Il messaggio più importante emerso dalla conferenza stampa è che la preoccupazione della BCE ora si concentra più sul rallentamento della crescita economica che sull’inflazione. Con un’inflazione che a settembre ha registrato un calo maggiore del previsto, la banca centrale sembra pronta a proseguire con un ulteriore allentamento della politica monetaria. Questo approccio accomodante rappresenta un segnale positivo per i mercati azionari europei, che potrebbero trarre vantaggio da condizioni monetarie più favorevoli. Tuttavia, è improbabile che i tassi scendano sotto il 2,5%-3% prima che la BCE fermi il ciclo di riduzioni, mentre si prevede un rimbalzo dei consumi privati nei prossimi mesi. Negli Stati Uniti, anche gli indici azionari continuano a salire: giovedì mattina il S&P 500 ha registrato un incremento dello 0,3%, sostenuto da una rotazione verso settori ciclici che ha seguito il rialzo del giorno precedente.
Trumpeconomy al centro
Con le elezioni presidenziali americane che si avvicinano, Donald Trump torna a far parlare di sé per le sue politiche economiche. I mercati delle scommesse elettorali mostrano una crescente fiducia nei suoi confronti, alimentata dalle sue recenti dichiarazioni pubbliche. Parlando al Club Economico di Chicago, Trump ha ribadito il suo sostegno ai dazi, difendendoli come un mezzo per stimolare la crescita economica e respingendo le preoccupazioni degli economisti sui possibili effetti negativi per le catene di approvvigionamento e l’inflazione. Inoltre, ha rinnovato le minacce di imporre ulteriori tariffe punitive su Messico ed Unione Europea se le case automobilistiche non riporteranno la produzione negli Stati Uniti. Sul fronte del deficit federale, Trump ha liquidato le critiche secondo cui i suoi tagli fiscali lo peggioreranno, sostenendo che le entrate derivanti dai dazi e dalla crescita economica compenseranno tali perdite. Ha evitato di rispondere alla domanda sulla possibilità di rimuovere Jerome Powell, attuale presidente della Federal Reserve, ma ha difeso il suo diritto di commentare le politiche sui tassi di interesse. Sul fronte delle imprese, Trump ha criticato Google per il trattamento che gli riserva, pur esprimendo cautela sul tema dello smembramento della società. Tuttavia, si è espresso con maggiore decisione contro la possibilità che Nippon Steel acquisisca US Steel, promettendo di bloccare l’operazione.
Il fisco punta sulle cripto
Sul fronte italiano, una novità inattesa sta scuotendo il mondo delle criptovalute: il governo ha annunciato un aumento della tassazione sulle plusvalenze derivanti dalle criptovalute. A partire dal 2025, l’aliquota passerà dall’attuale 26% al 42%, come confermato dal viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, durante la presentazione della manovra finanziaria. Questa misura potrebbe avere un impatto significativo su oltre 3,6 milioni di italiani che, secondo l’Osservatorio Blockchain and Web3 del Politecnico di Milano, possiedono criptovalute. Le critiche non si sono fatte attendere: gli esperti sottolineano la disparità rispetto alla tassazione di altri strumenti finanziari, come gli ETF legati al Bitcoin, che rimangono tassati al 26%, e temono che questa decisione possa indurre molti a trasferire i propri asset all’estero. In Germania, ad esempio, le aliquote possono raggiungere il 45%, ma non si pagano tasse se si detengono criptovalute per oltre un anno o se i guadagni sono inferiori a €1.000. Negli Stati Uniti, la tassazione varia in base alla durata del possesso: le plusvalenze a breve termine, inferiori a un anno, sono tassate come reddito ordinario, fino al 37%, mentre per quelle a lungo termine si applicano aliquote più favorevoli, comprese tra 0% e 20% a seconda del reddito.