Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Il successo non è definitivo, il fallimento non è fatale: ciò che conta è il coraggio di continuare.” (Winston Churchill)
Calma piatta in attesa della Fed. I mercati azionari europei iniziano la seduta dopo essersi lasciati alle spalle una chiusura mista nella prima sessione della settimana, che ha visto un rialzo dei settori retail e dei servizi finanziari, mentre hanno arrancato energia e automobili. Questi movimenti seguono una chiusura positiva della scorsa settimana caratterizzata dal taglio di 25 bp da parte della Bce. Anche a Wall Street, gli indici sono risultati contrastanti, dopo che la settimana scorsa, gli indici hanno registrato un forte rimbalzo, con l’S&P 500 e il Nasdaq che hanno segnato i loro maggiori guadagni settimanali del 2024. Ora l’S&P 500 si trova a circa l’1% dal suo massimo storico di luglio. I titoli di Stato statunitensi si sono mossi al rialzo, con i rendimenti in calo, mentre lo spread tra il rendimento a 2 e 10 anni è stabile intorno a +9 punti base, il massimo da giugno 2022. Il Bund è stabile al 2,15%, e così anche il BTP al 3,48%. Sul fronte valutario, l’indice del dollaro è in calo, mentre continua ad essere molto forte lo yen, che si avvicina ai massimi contro il dollaro. Bitcoin ha segnato ieri una flessione importante (-3,7%), mentre il petrolio ha guadagnato l’1,7%, ma ancora sotto la soglia di $70. Questa settimana si preannuncia cruciale per le banche centrali: riflettori puntati su Fed, BoE e BoJ. La maggior parte degli economisti si aspetta un taglio di 25 punti base da parte della Federal Reserve nella seduta di mercoledì. Tuttavia, gli operatori stanno posizionandosi anche per un possibile taglio più aggressivo di 50 punti base. La BoJ potrebbe confermare le aspettative di una normalizzazione monetaria nel corso della conferenza di venerdì, mentre la BoE dovrebbe rimanere ferma questa settimana. L’ultimo commento della BCE è stato invece cauto dopo il taglio dei tassi della scorsa settimana, esprimendo preoccupazione per l’aumento dei prezzi nei servizi. Il calendario economico di oggi è focalizzato sull’indice Empire Manufacturing statunitense.
Goldman Sachs cambia rotta: più difensivi nei settori europei
Goldman Sachs ha recentemente rivisto le proprieb raccomandazioni settoriali per l’Europa, adottando una posizione più difensiva in risposta al rallentamento della crescita e all’inizio del ciclo di taglio dei tassi. Il settore immobiliare è stato portato a Overweight, grazie alla crescita dei valori degli asset, a bilanci sotto controllo e a mercati dei capitali favorevoli. Anche le utility sono state aggiornate a Neutral, con un focus sull’energia rinnovabile, poiché ci si aspetta una significativa crescita della domanda di energia nel prossimo decennio (leggasi anche il rapporto Draghi sulla competitività). D’altro canto, il settore dell’energia è stato declassato a Neutral, con Goldman che sottolinea le difficoltà nel creare deficit petroliferi senza una forte domanda cinese. Anche il settore delle risorse di base è passato a Underweight, a causa delle previsioni di calo dei prezzi del rame e di altri metalli industriali. In calo anche i prodotti e servizi di consumo, in particolare il lusso, che Goldman vede esposto a una crescita più lenta dei ricavi e a rischi al ribasso in Cina. Separatamente, UBS ha evidenziato che le aziende energetiche europee potrebbero vedere un rallentamento dei buyback azionari nel 2025 a causa del calo dei prezzi del petrolio e della debole domanda globale. Sebbene le distribuzioni rimangano per ora invariate, i tassi di buyback potrebbero ridursi l’anno prossimo, con attese di margini di raffinazione più deboli e alti costi di manutenzione nel terzo trimestre.
Conti all’italiana
L’Italia ha annunciato che presenterà il nuovo piano di bilancio all’UE solo a ottobre, mancando la scadenza di settembre. Il ritardo è dovuto alle revisioni in corso dei dati di crescita economica dal 1995 al 2023 da parte dell’ISTAT, attese per il 23 settembre. Il governo intende valutare l’impatto di queste revisioni, che potrebbero comportare un adeguamento al rialzo del PIL tra lo 0,9% e l’1,2% per il 2021, sui numeri di bilancio. Nonostante il ritardo, l’Italia punta a ridurre il deficit sotto il 3% entro il 2026, in linea con le regole fiscali dell’UE. Il deficit di bilancio del 2023 del Paese, è infatti pari al 7,4% ovvero il più alto dell’Eurozona, portando l’Italia sotto la Procedura per Deficit Eccessivo dell’UE, che richiede riduzioni costanti del deficit strutturale e del debito a partire dal 2025. Eurointelligence ha aggiunto che la situazione è ulteriormente complicata dal calo delle natalità, creando una doppia sfida fiscale: l’aumento delle spese per le pensioni e l’aumento della spesa pubblica per incentivare una natalità più alta. Il governo probabilmente opterà per un piano strutturale fiscale di 7 anni, che richiede aggiustamenti annuali più contenuti. Il rapporto debito/PIL dell’Italia è previsto in aumento fino al 2026, rendendo la politica fiscale essenziale per raggiungere gli obiettivi di riduzione del debito a lungo termine. Staremo a vedere.