Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Un giorno di pratica è come un giorno di vita salubre. Non ti fa alcun bene” (Abe Lemons)
La calma prima della tempesta? Il mese di gennaio è tradizionalmente debole per le Borse, e anche quest’anno sembrano esserci le premesse per qualche turbolenza (ieri il VIX sull’S&P 500+3,7%) senza però mettere in discussione il trend di fondo. I mercati azionari europei hanno infatti chiuso la prima seduta del mese in modo misto e sostanzialmente piatti (FTSE Mib 40-0,15%), sebbene lontani dai minimi di giornata. Immobiliare e banche sono i migliori settori, mentre il retail e le costruzioni hanno sottoperformato. I mercati USA ieri erano chiusi per la festività del Labor Day, mancando quindi lo spunto di Wall Street. I bond hanno chiuso in calocon un aumento dei rendimenti: il decennale USA è salito di 3 punti base al 3,94%, il Bund è salito di 5 punti base al 2,34%, mentre i Gilt britannici sono saliti di 8 punti base al 4,10%. Il dollaro USA è misto: più forte rispetto a yen, dollaro canadese e dollaro neozelandese, più debole altrove. Il prezzo del petrolio ha chiuso leggermente in rialzo (+0,7%) nonostante le segnalazioni di un aumento della produzione da parte dell’OPEC+. In leggero rialzo anche l’oro, mentre i metalli industriali sono stati per lo più in calo. Infine, il Bitcoin è in calo dopo aver toccato nel corso della seduta i livelli più bassi da metà agosto. Il calendario macro di oggi prevede alle 15:45 l’indice dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero ad agosto e alle 16:00 l’Indice ISM dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero sempre ad agosto negli Stati Uniti.
La rivincita del value
Per la prima volta nella storia, la scorsa settimana una società non tecnologica ha superato la soglia di mille miliardi di dollari di capitalizzazione. Un club composto, sino a pochi giorni fa, da Apple, Nvidia, Microsoft, Alphabet (casa madre di Google), Amazon e Meta Platforms (proprietaria di Facebook). Si tratta di Berkshire Hathaway, la conglomerata di Warren Buffet costruita in quasi sessant’anni e considerata un indicatore dell’economia statunitense per le sue partecipazioni che riflettono buona parte dell’economia reale del Paese. Questo risultato non ha solo un valore simbolico, ma segnala anche un recupero delle società di valore rispetto alle big tech, che avevano dominato negli ultimi 18 mesi. Nell’ultimo mese, ad esempio, l’indice S&P 500 Dividend Aristocrats, che raggruppa le società con alti dividendi, ha guadagnato il 3%, rispetto al +1,3% dell’S&P 500 e lo 0,2% del Nasdaq 100, e più in generale al +1,7% dell’MSCI World Equity. Gli investitori stanno iniziando a riequilibrare i portafogli, convinti che, dopo il discorso di Jerome Powell a Jackson Hole, la stagione della politica monetaria restrittiva sia finita, con minori rischi di una recrudescenza dell’inflazione nonostante l’instabilità geopolitica. C’è quindi maggiore attenzione verso le società di valore, caratterizzate da una crescita dei profitti lenta ma costante, spesso attive in mercati regolamentati e protetti da shock esterni, con forte generazione di cassa e capaci di offrire dividendi agli azionisti. In questo scenario, Piazza Affari emerge con diverse società che presentano queste caratteristiche.
Il blub dei 1.000 miliardi
Eli Lilly sta crescendo rapidamente in Borsa grazie al successo dei suoi farmaci per la perdita di peso, Mounjaro e Zepbound, utilizzati anche per trattare il diabete e le malattie cardiovascolari. Questi farmaci, appartenenti alla classe degli iniettabili GLP-1, hanno contribuito a far salire le azioni della società del 65% quest’anno, portando la capitalizzazione di mercato a circa $865 miliardi. Eli Lilly si trova ora a solo il 16% dalla soglia di mille miliardi di dollari, cifra finora raggiunta solo da colossi tecnologici e recentemente dalla Berkshire Hathaway. Il titolo ha guadagnato ulteriore slancio il 30 agosto, con un incremento del 2%, alimentando l’ottimismo tra analisti e investitori. La performance potrebbe continuare a migliorare nel breve termine: nelle ultime tre settimane, il titolo è salito di oltre il 20%, sostenuto dalla relazione sugli utili dell’8 agosto. Questi sviluppi rafforzano le previsioni che Eli Lilly possa presto unirsi al ristretto gruppo di aziende da un trilione di dollari, insieme a Apple, Microsoft, Nvidia, Alphabet, Amazon e Meta.