Il punto sul mercato di Integrae SIM
«L’Europa ha bisogno di svegliarsi. È mezza addormentata» (Agatha Christie)
Piccolo passo avanti delle Borse alla vigilia della riunione della Fed. La settimana sui mercati finanziari si è chiusa di poco sopra la parità con l’indice MSCI World Equity che ha concluso con un rialzo dell’1,1%, portando il guadagno da inizio anno a +9,25%. Superano la soglia del +1% anche l’Eurostoxx 50 e l’S&P 500. Piazza Affari ha invece guadagnato lo 0,4% in 5 sedute, avvicinandosi alla soglia del +15% da inizio anno. Perdono terreno le small cap: Russell 2000 -2,1%, S&P 600 Small Cap -2,5%, mentre l’indice Euronext Growth Milan ha messo a segno un +0,1%. Un movimento che riflette il perdurare delle preoccupazioni circa la recrudescenza dell’inflazione. Nonostante il taglio dei tassi in Europa, -25 punti base, la Bce non ha chiarito quale sarà la traiettoria nei prossimi mesi. Negli USA, la situazione è ancora complicata. Venerdì scorso le buste paga private del settore non agricolo a maggio sono state molto superiori alle attese: 229mila unità rispetto a 170mila, e le 158mila della rilevazione di aprile. Solo la disoccupazione, salita al 4%, rispetto all’attesa del 3,9%, lascia aperte le speranze per una manovra della Fed entro la fine dell’estate. Ma il mercato oramai stima solo un taglio entro fine anno, probabile dopo le elezioni statunitensi del 4 di novembre. La prossima settimana i riflettori saranno puntati sull’inflazione in Germania a maggio, martedì alle 8:00, e alle 14:30 sull’inflazione negli USA a maggio. Ma il piatto forte è la riunione della Fed mercoledì sera alle 20. È scontato che i tassi resteranno fermi al 5,5%.
L’IA fa bene al cloud, anche in Piazza Affari
I data center sono cruciali per gestire il crescente volume di dati generato dall’Intelligenza Artificiale. Le principali sfide includono la disponibilità di terreni edificabili, i vincoli energetici e la gestione dei rischi termici. Rachele Beata di Pictet Asset Management ha evidenziato opportunità e sfide future. La domanda di data center avanzati e hyperscale, progettati per i grandi colossi tecnologici, offre interessanti opportunità di investimento. Nei prossimi 15 anni, l’IA consumerà l’80% dell’energia, richiedendo aggiornamenti all’infrastruttura elettrica e nuovi sistemi di raffreddamento, con il mercato del raffreddamento a liquido destinato a quintuplicare in cinque anni. Nel 2023, la domanda di data center è aumentata notevolmente, con volumi di noleggio cresciuti di oltre 6 gigawatt, soprattutto in Nord America. L’offerta limitata e la forte domanda hanno spinto i canoni verso l’alto, con ulteriori aumenti previsti nell’anno in corso. Pictet AM prevede una crescita esponenziale dei data center, trainata dall’adozione delle tecnologie IA e dalla necessità di maggiore capacità di elaborazione dati. Le aziende che adattano le infrastrutture saranno in posizione ideale per sfruttare la diffusione dell’IA e garantire la sicurezza dei dati. Tra queste, alcune quotate anche in Piazza Affari, in particolare l’Euronext Growth Milan. Si tratta di DBA Group, una delle principali realtà in Italia per consulenza tecnica, ingegneria, project management e soluzioni ICT per la gestione del ciclo di vita di opere e infrastrutture a rete mission-critical, che ha recentemente sviluppato il più grande progetto di data center del Mezzogiorno.
La sindrome cinese dell’oro
I prezzi dell’oro hanno chiuso la settimana in decisa flessione dopo la notizia che la Cina ha interrotto i suoi acquisti del metallo prezioso. I future e i prezzi spot del metallo giallo sono scesi di poco meno del 3% a poco più di $2.300 l’oncia. La decisione di interrompere gli acquisti a maggio rappresenta la fine di una lunga serie di operazioni di acquisto da parte della Banca centrale cinese (Pboc), che erano proseguite ininterrottamente per 18 mesi consecutivi. Questa strategia di accumulo di riserve auree da parte di Pechino aveva contribuito significativamente al rally del metallo prezioso, portando il prezzo dell’oro a toccare nuovi massimi storici sopra i 2.450 dollari l’oncia negli ultimi mesi. Nonostante l’importanza della decisione, la Banca popolare cinese non ha fornito spiegazioni sui motivi che l’hanno portata a interrompere gli acquisti. Tuttavia, secondo i dati diffusi venerdì dall’istituto centrale, le riserve di lingotti detenute dalla Pboc sono rimaste stabili a 72,80 milioni di once troy nel corso del mese scorso. Questo suggerisce una pausa nelle operazioni di accumulo, piuttosto che una vendita delle riserve esistenti.