Il punto sul mercato di Integrae SIM
«Se ti sputano alle spalle, significa che sei davanti a loro» (Confucio)
Oggi è il giorno della Bce. Dopo quasi 3 anni, l’autorità monetaria europea abbasserà il tasso di interesse di 25 punti base. Lo annuncerà all’ora di pranzo la governatrice Christine Lagarde, che commenterà tale scelta in un’attesissima conferenza stampa che dovrebbe tracciare anche la rotta per le decisioni future. Il mercato sconta almeno un altro taglio di 25 punti base entro la fine dell’estate. Una terza mossa dipenderà dai dati macro in uscita da domani in poi. A maggio, secondo l’indice delle PMI, l’economia dell’eurozona ha registrato il terzo mese consecutivo di incremento dell’attività, con una crescita accelerata che ha toccato un picco in un anno. In questo scenario, la Fed continua invece a mantenere il punto, ovvero tassi fermi considerato il differenziale di inflazione tra i due continenti. Ma secondo l’indice mondiale armonizzato dei prezzi al consumo, l’inflazione in USA ed in Europa a maggio è stata identica, ovvero +2,4% su base annua. Se quindi Jerome Powell non dovesse agire velocemente potrebbe mettere a rischio il soft landing. Si stima infatti che in caso di primo taglio a settembre ciò avverrebbe 31 mesi dopo il picco dell’inflazione, un record storico di ritardo. Le banche centrali quindi rischiano di diventare più un fattore di incertezza, rispetto al loro tradizionale ruolo di stabilità del sistema. Ma le Borse non sembrano minimamente preoccupate e continuano a salire, scommettendo su un’inversione della politica monetaria e un soft landing a livello europeo e statunitense. Ieri il Nasdaq ha chiuso in rialzo del 2% con Nvidia salita del 5,2%, superando per la prima volta la capitalizzazione di 3 trilioni di euro.
L’ora di cambiare cavallo
In una nota, Wells Fargo ha consigliato ai propri investitori di abbandonare la strategia di reflazione che era comune dopo la crescita del PIL e i cambiamenti della politica della Federal Reserve. La banca suggerisce invece di investire in un mix di settori delle comunicazioni, assistenza sanitaria e servizi di pubblica utilità per mantenere una posizione attiva sul mercato con una certa protezione. Gli esperti sostengono che il periodo delle grandi revisioni al rialzo delle previsioni di crescita del PIL è probabilmente concluso, poiché le proiezioni per il 2024 sono quasi raddoppiate, raggiungendo livelli che non supportano più la narrativa della reflazione. Questa valutazione si basa su un confronto con la media storica di crescita annuale del PIL reale statunitense del 2,35% tra il 2010 e il 2019. Nella stagione degli utili, Wells Fargo osserva che i settori a maggiore redditività, come la tecnologia dell’informazione e i servizi di comunicazione, stanno aumentando il loro contributo agli utili per azione (EPS) dell’S&P 500, mentre settori meno redditizi come la sanità e l’energia stanno registrando una diminuzione. Il broker prevede che questo schema continuerà, suggerendo che una forte crescita degli EPS a livello di indice potrebbe non dipendere da un’economia particolarmente robusta, fissando l’obiettivo di 5.535 per l’S&P 500.
India: finita la pacchia?
Lunedì indici sui massimi storici, martedì il calo peggiore da 4 anni e ieri, il rimbalzo. Stiamo parlando del mercato azionario indiano. Una volatilità che si spiega con il risultato delle elezioni politiche: Modi, il super presidente al governo da 2 mandati consecutivi, ha perso la solida maggioranza. Per governare dovrà mediare, ovvero trovare degli alleati. Non più un uomo solo al comando, ma un’alleanza. E questo al mercato non piace. La politica in India è quindi destinata a cambiare, aprendo uno scenario nuovo per il mercato azionario che da inizio anno già si muoveva in modo laterale. A rischio gli investimenti stranieri, in particolare negli Stati in cui Modi aveva una solida maggioranza. L’elettorato non avrebbe apprezzato la commistione tra business e politica, ovvero le sostanziose donazioni che molte corporation hanno versato direttamente ai candidati in corsa, in gran parte del Governo. In 10 anni l’economia indiana è cresciuta di oltre il 6% all’anno, ma ora c’è il timore che questo trend rallenti, come avvenuto in Cina con il Covid. Per sostenere l’economia potrebbe essere necessario aumentare le spese e introdurre tagli fiscali con la prospettiva di un aumento del deficit. Le elezioni hanno quindi portato volatilità, spiazzando gli investitori e mettendo a rischio la crescita. Morale: i Paesi emergenti sono utili alla diversificazione, ma non ancora pronti per sostituire le economie mature in portafoglio.