Il punto sul mercato di Integrae SIM
“L’Italia è bella, è fatta di uomini bizzarri e di eroi” (Mario Tobino)
Il ritorno della volatilità. Nell’ultima settimana di maggio i listini hanno fatto un passo indietro rispetto al trend del mese chiudendo in larga maggioranza in rosso. L’indice MSCI World Equity ha perso lo 0,76%, peggio ha fatto il Nasdaq in calo dell’1,3% mentre l’Euro Stoxx 50 ha chiuso in negativo dell’1,1%. A pesare i timori di una recrudescenza dell’inflazione che nel mese di maggio, sia in Usa che in Europa, è scesa meno delle attese. Segnale non positivo considerato che si manifesta alla vigilia di due importantissimi appuntamenti: la riunione della Bce di giovedì e le elezioni europee che si svolgeranno il prossimo week-end. Se pare ancora scontato l’annuncio del primo taglio dei tassi da parte di Francoforte, molto meno sono le probabilità che ne seguano altri nel corso dell’anno. Tanto basta per riaccendere la volatilità, salita la scorsa settimana di oltre l’8%, sebbene sempre vicino ai minimi storici. Alla discesa dell’equity corrisponde un aumento dei rendimenti: quelli del tesoro statunitense sono arrivati al 5%, quelli del BTP al 4%. In rialzo anche lo spread sopra la soglia dei 130 punti. Stabili le materie prime: petrolio in flessione dello 0,7% a $77, future sul gas alla Borsa di Amsterdam +1,6%. In Usa il calendario macro della settimana prevede alle 14:30 di venerdì il dato sui salari e sulla disoccupazione in Usa.
In may not sell
Nonostante l’aumento della volatilità il mese di Maggio si chiude complessivamente nero per tutte le principali Borse mondiali (+2,3% l’indice MSCI World), interrompendo il trend negativo di aprile. L’indice S&P 500, +2,5%, ha toccato nel periodo un nuovo massimo di sempre a i 5.368 punti. La continuazione del trend iniziato a fine ottobre scorso, guidato dalle aspettative di un’inversione del ciclo della politica monetaria di Fed e Bce. Quest’ultima effettuerà il primo intervento di 25 punti base la prossima settimana insieme alla Banca di Inghilterra. Ma tutto dipende dai dati macro in uscita nel frattempo. Una fiducia legata al forte calo dell’inflazione, sia baseline che core, oramai proiettata verso il target del 2% delle banche centrali. Il quadro geopolitico resta invece ancora improntato all’incertezza come dimostrano le crescenti tensioni in Russia. In ripresa anche le Small Cap: l’indice Russel 2000 ha guadagnato l’1,6%, seppur sottoperformando l’S&P 500. Il segnale che il mercato mantiene fiducia nel cambio della politica monetaria anche in Usa. Nel corso del mese di maggio si è messo in luce il gas naturale, +27%, facendo temere una recrudescenza dell’inflazione in Usa, e il bitcoin che ha guadagnato il 14%, sebbene lontano dai massimi storici posti a $73.700.
BoA vede rosa
Bank of America Securities ha osservato che, storicamente, una combinazione di un PIL in rallentamento e di profitti aziendali in crescita ha creato un contesto favorevole per i mercati azionari. Secondo la loro analisi, questa divergenza è dovuta principalmente al miglioramento del settore manifatturiero rispetto alla decelerazione del settore dei servizi. Con la ripresa del manifatturiero, si prevede infatti che il rafforzamento dei fondamentali aziendali continuerà a supportare il mercato azionario. La banca d’affari statunitense ha quindi sottolineato che le attuali dinamiche del mercato azionario sono diverse da quelle dell’economia generale rafforzando l’idea che il rally sia destinato a continuare. Gli esperti fanno notare infatti come nonostante il rallentamento della crescita del PIL e del mercato del lavoro, i profitti aziendali stanno aumentando, con gli utili per azione degli ultimi dodici mesi in crescita del 3% rispetto all’anno precedente. Inoltre, i tre modelli quantitativi di Bank of America indicano un rafforzamento della tendenza rialzista dei mercati azionari. Con quasi tutte le aziende dello S&P 500 che hanno comunicato i loro utili del primo trimestre, i risultati hanno superato le previsioni medie del 3%, mostrando un aumento del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Sebbene le prime sette aziende abbiano guidato questa sovraperformance, anche le altre 493 hanno ottenuto risultati solidi, con tutti i settori, tranne quello sanitario, che hanno superato le aspettative.