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Insights 6 Mag 2024

Il punto sul mercato di Integrae SIM

La bicicletta è la penna che scrive sull’asfalto” (Guy Demaysoncel)

Maggio in controtendenza? Chi si aspettava il sell in may, per ora, è rimasto deluso. La settimana per i mercati non è stata brillante ma nemmeno deludente. L’indice MSCI World Equity è salito dello 0,9%, ancora meglio il Russel 2000, +1,6%, mentre il Nasdaq e l’S&P hanno terminato le 5 sedute di Borsa con un guadagno rispettivamente del +0,7% e +0,4%, grazie al balzo di venerdì. L’Europa ha chiuso invece sotto la parità, ma di poco: Stoxx 600 -0,5%. Le nuvole legate all’ipotesi di una stagflazione sono state spazzate via velocemente: il primo maggio Jerome Powell ha annunciato che il rischio stagflazione non esiste, i tassi resteranno alti più a lungo ma il picco è stato raggiunto. Venerdì scorso invece i dati sull’occupazione statunitense, molto più bassi delle attese hanno riacceso le speranze che nel 2024, la politica monetaria, cambierà. In Europa invece l’ipotesi scontata di un taglio dei tassi a giugno è nei prezzi, ma non è detto che ci saranno altre manovre finanziarie ravvicinate. La situazione geopolitica è in evoluzione, ma meno calda rispetto alla fine di aprile. E così il petrolio frena perdendo oltre il 6% in una settimana, tornando sotto la soglia di $80 (contratto WTI), allentando anche le tensioni sul mercato monetario: le quotazioni dei future sul T-Bond sono scese di oltre il 4%, riavvicinando la soglia del 4% di rendimento, mentre BTP a 10 anni ha perso il 2%, portando il tasso sotto il 3,8%. Questo alla vigilia dell’avvio della quarta tranche del BTP Valore con il Mef che ha fissato il tasso minimo garantito al 3,34% per i primi 4 anni e poi del 3,9%. La nuova emissione arriva dopo quella record di febbraio scorso. In quell’occasione gli ordini complessivi hanno raggiunto €18,3 miliardi, battendo così anche la tranche di giugno 2023, il precedente primato, ferma a €18,2 miliardi. In totale gli italiani che hanno comprato il titolo sono stati oltre 650mila.

Come investono in Borsa i fondi e il retail?

Capire come gli investitori istituzionali si muovono nel mercato azionario può sembrare un compito complicato, simile a decifrare antichi simboli. Ma dietro questa complessità si cela una storia di cambiamenti continui e di strategie che plasmano il mondo degli investimenti. Un recente rapporto di Bernstein ha esaminato le mosse fatte nel primo trimestre del 2024 dai grandi investitori istituzionali stranieri (FII), quelli nazionali (DII) e dagli investitori individuali, offrendo spunti su come si comportano e su quali settori preferiscono. I FII si sono interessati di più ai servizi di comunicazione e all’energia, mentre hanno ridotto gli investimenti nei settori finanziario e tecnologico. Al contrario, i DII hanno aumentato la loro presenza nei settori tecnologici e degli articoli di consumo, riducendo invece quella nella sanità e nell’energia. Il rapporto di Bernstein mette in guardia contro l’aumento significativo del peso nei portafogli di alcuni titoli rispetto alle medie storiche. Queste operazioni spesso portano a una performance inferiore del mercato nei successivi 3-12 mesi, con prove consistenti di questa tendenza dal 2006. Identificare i settori che mostrano questo “affollamento”, come gli Industriali e i Finanziari per i FII, e i Discrezionali, i Tecnologici e i Sanitari per i DII, è cruciale per la gestione del rischio degli investitori.

La spinta delle trimestrali su Piazza Affari

La stagione delle trimestrali italiane entra nel vivo nel mese di maggio. Le più attese sono quelle dei titoli bancari, protagonisti del rialzo del listino negli ultimi 12 mesi, proprio sulla spinta dei risultati di bilanci record. Se questa tendenza dovesse essere confermata potremmo quindi assistere a un ulteriore prolungamento del rialzo del nostro listino. Venerdì scorso è stato il turno di Intesa Sanpaolo che ha iniziato il 2024 con un risultato eccezionale per il primo trimestre, mostrando profitti senza precedenti. La grande banca italiana ha riportato un utile netto di €2,3 miliardi, segnando così il suo trimestre più redditizio dal lontano 2007. Questo notevole successo finanziario è stato accompagnato da una crescita del 21% nell’utile per azione rispetto all’anno precedente. Come gesto di condivisione del risultato con i propri azionisti, Intesa Sanpaolo prevede di distribuire almeno €7,3 miliardi di dividendi, incluso un buyback di azioni del valore di €1,7 miliardi programmato per giugno. Grazie al suo modello di business ben diversificato e ai considerevoli investimenti nel campo tecnologico, la banca ha consolidato la sua posizione sul mercato, con proiezioni che indicano un utile netto che supererà gli €8 miliardi sia per l’anno in corso che per quello successivo. Il titolo in Borsa non ha però reagito positivamente a queste notizie. L’outlook invariato sembra avere deluso gli operatori che si aspettavano un miglioramento dei target considerato che il consensus era già posizionato su quelle cifre. Trattandosi del primo trimestre c’è però ancora spazio per revisioni al rialzo nei prossimi trimestri. A raffreddare gli animi anche le dichiarazioni dell’amministratore delegato Carlo Messina secondo il quale non ci saranno operazioni significative di aggregazione in Italia nel corso dell’anno.