Il punto sul mercato di Integrae SIM
«I peggiori delusi, sono quelli che si sono delusi da soli» (Christian Nestell Bovee)
Più rimbalzo che cambio di rotta. Le borse europee hanno chiuso la seduta di ieri registrando un modesto aumento, e navigando tra le aspettative sulle prossime mosse delle banche centrali e i risultati trimestrali delle aziende statunitensi. La Borsa italiana ha chiuso con un aumento dello 0,7%, seguita dal Dax (+0,22%), dal Ftse 100 (+0,37%) e dal Cac 40 (+0,5%). Rialzi sono stati trainati dai settori manifatturiero, beni di consumo durevoli e finanziario, interrompendo temporaneamente un trend di ribasso che durava da alcune sedute. Il tema è che senza miglioramenti significativi sul fronte geopolitico o monetario, il movimento di ieri può essere considerato più che altro una reazione tecnica piuttosto che un’inversione rialzista del trend. Lo scenario di fondo sta quindi cambiando aumentando le probabilità di una correzione, anche modesta, che potrebbe però consolidare l’aspettativa che i massimi dell’anno siano alle nostre spalle. Scenario verosimile almeno a Wall Street dopo che anche John Williams, presidente della Federal Reserve di New York, si è unito a Loretta Mester e Michelle Bowman nel non vedere la necessità immediata di ridurre i tassi d’interesse, poiché la Fed continua a basarsi sui dati economici, che indicano segnali “forti”. L’economia degli Stati Uniti dimostra di essere resiliente nonostante una politica monetaria restrittiva, mantenendo un andamento sostenuto. Williams ha dichiarato che la politica monetaria attuale è adeguata, e non esclude la possibilità di un aumento dei tassi nel caso in cui l’andamento dell’economia lo richieda. Il principale obiettivo della Fed rimane infatti quello di contenere l’inflazione entro il 2%, come stabilito e ribadito un paio di giorni fa dallo stesso governatore centrale Jerome Powell.
Il taglio è vicino?
Se in Usa la politica monetaria è ingessata, in Europa la situazione pare fortunatamente diversa. Secondo Olli Rehn, consigliere della Banca Centrale Europea e governatore della Banca di Finlandia, giugno potrebbe rappresentare il momento opportuno per avviare la riduzione dei tassi d’interesse. Rehn ha indicato che se vi è fiducia nell’andamento dell’inflazione verso l’obiettivo del 2% in modo stabile, allora sarà il momento adatto per iniziare a modificare l’orientamento della politica monetaria e abbassare i tassi. Il banchiere ha anche sottolineato che questa prospettiva è condizionata all’assenza di ulteriori tensioni geopolitiche e variazioni nei prezzi dell’energia. Si tratta di una notizia molto positiva che giunge da uno dei falchi della Bce, ovvero lo schieramento più ostile al cambio di rotta della politica monetaria. Ipotesi che da mesi è invece sostenuta a gran voce dai componenti del board della Bce “mediterranei” come Italia, Spagna (ieri lo ha ribadito il Vice Presidente Luis de Guindos) e la stessa Francia ma che sinora non aveva fatto breccia nel direttorio. Il mercato dei bond ha reagito subito spingendo verso il basso lo spread BTP-Bund, sceso sotto la soglia di 140 punti, e i rendimenti lontani dal livello di allerta del 4%. Debole anche l’euro, ma questa, lo abbiamo ripetuto più volte, è una buona notizia per la nostra economia e la stessa Piazza Affari.
Una ricetta contro la volatilità
Nel 2024, i mercati sono partiti con il piede giusto ma l’incertezza a livello macroeconomico, dovuta alle crescenti tensioni geopolitiche e all’attesa di un cambiamento nel ciclo di politica monetaria, sta mettendo in discussione il trend per il resto dell’anno. Gli operatori si domandano se il rally delle Borse possa continuare. Secondo Francesco Sandrini, responsabile delle strategie multi-asset di Amundi una strategia multi-asset, come la diversificazione e la possibilità di essere investiti su tutti i mercati, è particolarmente importante in un periodo di grande incertezza macroeconomica. L’esperto, intervistato da Investing.com, ha sottolineato che il profilo di rischio ideale è stato confermato dai risultati ottenuti fino a marzo 2024, con un bilancio al 50% tra azioni e obbligazioni. Secondo l’esperto considerando l’attuale scenario di politica monetaria la quota di portafoglio in azioni dovrebbe evitare settori che hanno già performato privilegiando approcci di valore (comparto diffuso anche sul listino Euronext Growth Milan e che ha sinora sottoperformato). Amundi raccomanda anche un’esposizione ai mercati emergenti e i bond, ma con cautela verso i settori ad alto rendimento, che potrebbero aver già beneficiato dell’abbondanza di liquidità. In sintesi, prevede uno scenario favorevole per gli asset rischiosi nel prossimo anno, con rischi di correzioni minori nel breve termine.