Il punto sul mercato di Integrae SIM
“È sorprendente il numero delle persone che mi hanno battuto a golf da quando non sono più presidente” (George H.W. Bush)
Torna la volatilità. Con un rialzo che sfiora il 10%, il Vix, ovvero l’indice della paura che misura il nervosismo degli operatori attivi sull’indice S&P 500, ha quasi rubato la scena al Bitcoin. La criptovaluta, dopo avere ritoccato il massimo storico, ha perso terreno sino a tornare vicino alla soglia dei $60mila, -10% rispetto ai massimi della giornata. Male anche Wall Street, ed in particolare i titoli tecnologici, trascinati al ribasso da Apple -3%. Per la società della mela si è trattato della reazione alle vendite deludenti sul mercato cinese (-24%, con il marchio sceso al quarto posto per quota di mercato), mentre per il listino in generale hanno pesato i timori di un ulteriore stallo nelle decisioni di politica monetaria. Voce fuori dal coro quella di Piazza Affari, +0,7%, una chiusura sui massimi di giornata. Un movimento guidato dai titoli di bancari, che beneficiano delle prospettive di un allungamento del periodo di tassi di interesse elevati. Ma questo implica di riflesso, una debolezza da parte delle società esposte negativamente alla politica monetaria restrittiva ovvero le mid-small cap: Russel 2000 -1,2%, FTSE Italia Small Cap -1%. Il mercato resta in attesa di nuove indicazioni che potrebbero arrivare dai prossimi importanti appuntamenti e dati macro. I riflettori restano puntati al meeting Bce di giovedì, all’audizione al Congresso di Jerome Powell tra domani e giovedì e ai dati sull’occupazione Usa di venerdì.
Super Tuesday!
Nella notte si è svolto il più importante turno elettorale per la scelta dei candidati alle elezioni presidenziali Statunitensi. Quindici Stati federali e un territorio d’oltremare (le Samoa americane) hanno riunito i propri iscritti. Tra i repubblicani in gioco circa 870 delegati sui 1.200 necessari per ottenere la candidatura mentre sul versante democratico circa 1.000 rispetto al quorum di 2.000. Sempre più certa la riproposizione del duello di 4 anni fa ovvero Trump contro Biden. Il voto avviene infine a poche ore di distanza dalla sentenza che ha annullato la decisione dei tribunali degli Stati federali di bloccare la corsa di Trump alla Casa Bianca per i fatti di Capitol Hill. Nell’anno elettorale in cui un presidente uscente cerca la rielezione, Wall Street non ha quasi mai brillato. Per questo gli operatori sono nervosi, come dimostra anche il forte aumento della volatilità nella seduta di ieri, temendo un’improvvisa correzione dei listini statunitensi che trattano sui massimi storici. Nel frattempo Digital World Acquisizion, la SPAC che si dovrebbe fondere con la società media che cura l’immagine di Trump, ha rallentato la sua corsa, chiudendo comunque al rialzo dell’1% alla vigilia dei risultati del Super Tuesday.
Sindrome cinese
Pechino punta a una crescita del 5% nel 2024, in linea con quello dell’anno precedente. Questo il target annunciato dall’atteso Congresso nazionale del Popolo, il ramo legislativo del Parlamento cinese, che si è aperto nella giornata di ieri. Un dato molto atteso dagli investitori, per misurare la credibilità delle politiche di sviluppo del Paese. Gli operatori sono rimasti delusi, ovvero hanno considerato troppo ambizioso questo obiettivo anche in considerazione delle incertezze che aleggiano sul futuro del gigante asiatico: crisi del mercato immobiliare, isolamento politico, venti di guerra. In aggiunta nessuna delle principali banche d’affari aveva stimato un aumento in linea o superiore al 5%, posizionandosi tutte sotto di questa soglia. Nonostante il Paese sia alle prese con una deflazione, il target per l’inflazione di quest’anno è stato invece fissato al 3%. Invariata la crescita del budget militare per il 2024 al 7,2%, con investimenti per circa $232 miliardi. Anche per questo i listini cinesi hanno tutti chiuso in territorio negativo anche con pesanti perdite: Hang Seng -2,6%, peggiore listino mondiale.