Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Il modo migliore per scoprire se ci si può fidare di qualcuno è dargli fiducia” (Ernst Hemingway)
Il World Economy Forum di Davos potrebbe essere una nuova Jakson Hole? Dall’evento annuale degli economisti in corso in Svizzera continuano ad arrivare messaggi preoccupanti sulla politica monetaria. I falchi mantengono il controllo della situazione influenzando le dichiarazioni di Christine Lagarde: “con l’inflazione stiamo andando nella direzione giusta ma bisogna restare guardinghi”, è il riassunto di una intervista rilasciata Bloomberg. “Senza un altro shock economico abbiamo raggiunto il picco dei tassi, ma dobbiamo rimanere restrittivi finché non raggiungiamo la certezza”, ha precisato. Lagarde vede tra i banchieri centrali “un consensus per un taglio dei tassi di interesse entro l’estate”. Abbastanza per raffreddare le speranze degli operatori che si aspettano tre tagli da parte della Bce nel corso dell’anno, il primo entro la primavera. Risultato: Borse tutte in rosso ed FTSE Mib sotto la soglia dei 30mila punti, non accadeva da inizio dicembre 2023. Di fatto è stato quasi interamente cancellato il rally di natale. Deboli anche le Borse Usa, mentre il Vix, ovvero la volatilità sull’S&P 500, è tornato sui massimi dallo scorso novembre, il T-bond decennale è arrivato infine al 4,1% di rendimento, riportando le lancette ai livelli di dicembre scorso. A pesare negativamente anche i dati provenienti dalla Cina: nel quarto trimestre del 2023, l’economia cinese ha registrato un +5,2% su base annua, si tratta del risultato peggiore da oltre 30 anni, e inferiore rispetto al +5,3% stimato dagli analisti. Per il 2024 le stime sono per un ulteriore rallentamento: +4,5% secondo la Banca Mondiale.
Il futuro del lusso? È in Asia
Secondo un’analisi di Flavio Cereda, Co-Investment Manager Luxury Brands di GAM Cina e Oriente sono sempre più centrali nel luxury. Negli ultimi quattro anni la Cina ha raddoppiato la sua quota nel settore, passando dal 14% al 28%, mentre l’Asia nel suo complesso ha raggiunto il 47%, dal 28% del 2019. I consumatori cinesi del resto erano il principale motore del settore del lusso anche nel 2019, quando rappresentavano il 34% delle vendite nel luxury, ma all’epoca la Cina rappresentava solo il 14%. L’Asia ha preso di fatto il posto dell’Europa, che pre-Covid aveva una quota del 49% nel settore e ora pesa solo per il 30%. Il declino europeo negli ultimi quattro anni è dovuto principalmente al calo del turismo e dei viaggi e ai controlli più severi alle frontiere delle autorità cinesi, ma questo ribaltamento dei ruoli rischia di non essere transitorio. Sempre secondo GAM i brand del lusso hanno sperimentato in questi anni anche un effetto di polarizzazione, in cui i marchi più forti hanno guadagnato quote di mercato significative sottraendole a quelli più deboli. Fanno eccezione i marchi di minori dimensioni che hanno saputo investire nell’innovazione, nella qualità e nella distribuzione nei paesi emergenti come nel caso di FOPE. Società attiva nel campo della gioielleria quotata su Euronext Growth Milan, che conta ben 60 punti di distribuzione nei Paesi emergenti, ed ha aperto flagship a Tokio, Kuala Lumpur e Dubai. Il titolo negli ultimi 3 anni ha guadagnato il 267% ed è oggetto di copertura da parte dell’ufficio studi di Integrae SIM.
Soft o hard landing?
In questo momento lo scenario centrale è di soft landing sia in Usa che in Europa. Il dato sulle vendite al dettaglio in Usa a dicembre superiore alle attese consolida l’aspettativa che l’economia, nonostante la “botta” del rialzo dei tassi e dell’inflazione, non mostri segnali di cedimento. Segnale confermato anche dai contenuti dal Beige Book diffuso ieri sera. La grande incognita sul futuro resta quindi unicamente lo scenario geopolitico. Solo un nuovo shock potrebbe indirizzare i dati macro in una chiara direzione, diversamente potremmo assistere al consolidamento del trend delle prime settimane di gennaio ovvero incertezza sulle decisioni delle banche centrali: attualmente le probabilità che la Fed tagli i tassi sono al 70%, mentre per la Bce al 30% e di conseguenza Borse altalenanti. Solo il mercato dei bond sembra avere la forza di prendere una direzione rialzista: la storia di insegna che nelle fasi di recessione ha quasi sempre offerto rendimenti superiori a quelli dell’azionario. Posizione condivisa da Pictet AM che nel 2024 le obbligazioni dovrebbero offrire rendimenti superiori alla media grazie a un ritorno cedolare più elevato, una crescita del Pil nominale più debole e una graduale transizione delle politiche monetarie delle Banche centrali verso un modesto allentamento.