Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Solo perché ci si abitua a qualcosa, non vuol dire che ci piaccia” (Dal film “E ora parliamo di Kevin)
Il tech sotto i riflettori. Dopo Apple anche Samsung è oggetto di pesanti flussi di vendita per la debolezza della domanda globale ed in particolare asiatica. La società coreana ha infatti lanciato un profit warning ovvero che il prossimo trimestre sarà il sesto consecutivo di utili al ribasso. Nello stesso giorno però Nvidia tocca un nuovo massimo storico. In generale a destare preoccupazioni è la volatilità sul T-bond a 10 anni che resta molto elevata, mentre quella sull’equity è sui minimi. Significa che il principale motivo di incertezza per gli operatori non sono la direzione dei profitti ma il futuro dei tassi di interesse. Le scommesse su un possibile taglio del costo del denaro a marzo si stanno infatti riducendo: siamo passati dal 71% di fine 2023 al 50% attuale. Secondo Goldman Sachs la Bce taglierà i tassi di 150 punti base nel corso dell’anno, per arrivare al 2,25% entro la fine del 2025. La prima mossa dovrebbe avvenire ad aprile, perché a marzo non ci saranno dati sufficienti per dichiarare che la disinflazione si è concretizzata. Improbabile invece che il primo taglio arrivi a luglio, a meno di una dinamica salariale molto aggressiva. La banca d’affari è ottimista sull’Italia, ovvero non prevede tensioni ne sui tassi ne sullo spread grazie alla dinamica della politica monetaria, il nuovo fiscal compact che sarà implementato lentamente (scongiurando la procedura di infrazione), il PEPP continuerà ancora per tutto il primo semestre 2024. Sul fronte azionario la reporting season statunitense inizia venerdì con le banche e alla vigilia di questo appuntamento sono nella norma delle prese di beneficio.
Rischio Italia? Il BTP va a ruba
Ieri il Ministero del Tesoro, attraverso un gruppo internazionale di banche, ha collocato due tranche di titoli di Stato composte da un nuovo Btp a sette anni, con scadenza febbraio 2031 e da una riapertura per un importo di €5 miliardi del Btp a 30 anni, con scadenza 1° ottobre 2053. L’operazione si è chiusa in poche ore: il Btp al 2031 ha raccolto €10 miliardi con una domanda superiore a €73 miliardi, al prezzo di 99,880 corrispondente a un rendimento lordo annuo all’emissione del 3,548%. Il Btp al 2053 ha invece totalizzato ordini per oltre €91 miliardi di euro, al prezzo di 100,560 con un rendimento lordo del 4,515%. In tutto, il Tesoro ha raccolto una domanda per oltre 164 miliardi a fronte di 15 miliardi di debito immessi sul mercato. Un risultato molto positivo che denota fiducia nel sostenibilità del debito Pubblico nel medio-lungo periodo a valle di una serie di eventi molto importanti ovvero il nuovo fiscal compact e la stabilità dei giudizi da parte delle principali agenzie di rating. Nel 2024, dovranno essere rifinanziati poco meno di €400 miliardi, a un costo che ci si aspetta sarà inferiore rispetto all’anno precedente che aveva raggiunto il picco del 3,5% cca, il doppio rispetto al 2022. In base a questi valori, ogni 100 punti base di rendimento in meno, il bilancio dello Stato risparmia a €4 miliardi di interessi all’anno per 5 anni (la duration media del nostro debito).
L’anno delle cause
Dopo l’iniziativa del New York Times nei confronti di OpenAI e Microsoft, un altro colosso del tech rischia di finire sotto processo per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale. Si tratta di Google accusata di avere violato la normativa statunitense sulla proprietà intellettuale. La Secondo Singular Computing, azienda fondata dall’informatico del Massachusetts Joseph Bates, Google avrebbe copiato la sua tecnologia, utilizzandola per supportare l’intelligenza artificiale in vari servizi che Google offre agli utenti, tra cui Search, Gmail e Translate. Secondo quanto riportato da Reuters, che cita un documento depositato in tribunale, Singular avrebbe richiesto fino a $7 miliardi di danni, ovvero più del doppio rispetto al maggior risarcimento mai riconosciuto per violazione di brevetto nella storia degli Stati Uniti. La prima udienza dell’azienda fondata da Larry Page davanti ad una giuria federale di Boston è già stata fissata. Nonostante l’episodio il titolo Alphabet Classe A, l’ombrello sotto cui dal 2015 si è riorganizzata Google, si è mossa in territorio positivo riavvicinando i massimi storici.