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Insights 21 Dic 2023

Il punto sul mercato di Integrae SIM

Se il destino di un uomo è annegare, annegherà anche in un bicchier d’acqua” (Proverbio ebraico)

Borse su, rendimenti giù. Questa la tendenza che si sta consolidando sui mercati a partire dalla fine del mese di ottobre, che a questo punto verrà ricordato come quello della svolta dopo una lunga stagione di inasprimento della politica monetaria. Presto, e molto poco probabile, un ritorno alla stagione dei ”tassi zero” ma i mercati credono che il vento sia cambiato e iniziano a intervenire sui portafogli. Ad esempio nell’ultimo mese l’indice delle banche regionali statunitensi, il Russel 2000, e lo S&P 600 Small Cap hanno messo a segno un rialzo a doppia cifra ovvero più del doppio di Nasdaq 100 ed S&P 500, che pure sono saliti di oltre il 6%. Stessa situazione in Piazza Affari dove gli indici FTSE Star e FTSE Italia Growth sono saliti rispettivamente del 10% e 5%, rispetto al +4% dell’FTSE Mib 40. Il mercato crede quindi nella ripresa dell’economia reale, sulla spinta della politica monetaria nuovamente espansiva, e di conseguenza sui titoli maggiormente esposti a questo scenario ovvero le Pmi, con particolare attenzione a quelle con vocazione internazionale. Resta qualche fattore di instabilità come ad esempio l’andamento dei noli dei container che nel corso dell’ultimo mese sono saliti di oltre il 20% a causa delle tensioni geopolitiche nel mar rosso, percorso da circa il 30% dei container mondiali. La conseguenza è un aumento dei costi di trasporto delle merci provenienti dall’Asia con risvolti inflattivi sui costi di produzione di molte imprese manifatturiere europee, Italia in primis. Presto quindi per cantare vittoria e di conseguenza sovrappesare troppo la parte azionaria in attesa dei risultati del primo trimestre 2023. Nell’attesa oggi il dato macro di maggior rilievo è alle 14:30 l’ultima lettura del PIL statunitense nel terzo trimestre, a seguire le richieste settimanali di disoccupazione e l’indice di produzione della Fed di Filadelfia a dicembre.

Trumpeconomy

Nel 2024 si svolgeranno due importanti eventi elettorali: a giugno le elezioni europee, a novembre quelle presidenziali negli Usa, l’appuntamento politico probabilmente più importante al mondo. Da alcuni anni la situazione politica negli Stati Uniti è andata sempre più polarizzandosi, creando una frattura tra le posizioni dei repubblicani e dei democratici che non è mai stata così profonda e rendendo sempre più difficili gli accordi bipartisan come la periodica disputa sul rialzo del tetto del debito federale. Nel prossimo anno questa situazione potrebbe esplodere con la possibile ricandidatura di Donald Trump. Ma la Corte Suprema del Colorado ha messo in discussione tale ipotesi a causa del suo coinvolgimento con l’insurrezione popolare contro il Campidoglio. Trump ha già annunciato ricorso sicuro di potersi ricandidare ma nel frattempo non parteciperà alle primarie in Colorado. Uno scenario che spinge gli investitori a chiedersi, quali sono gli eventi che potrebbero favorire un ritorno al potere di Trump e, a seguire, quali sarebbero i punti principali di una sua nuova amministrazione. Secondo Matthew Rodger, Assistant Economist di LGIM un ritorno di Trump genererebbe un mix di ricordi belli e brutti. Se da un lato i pacchetti fiscali emanati sotto la sua presidenza hanno generato solidi ricavi per l’azionario statunitense dall’altro, il suo incessante commentare la politica estera e le azioni della Federal Reserve hanno creato un clima di volatilità persistente. Se consideriamo infine che tradizionalmente, la Fed non interviene nella politica monetaria nei sei mesi precedenti le elezioni, è lecito aspettarsi che gran parte dei movimenti sui mercati avverranno nella prima parte del 2024.

Accordo a sorpresa

Diversamente dalle previsioni delle vigilia i ministri delle Finanze dell’Unione riuniti nell’Ecofin hanno trovato un accordo sulla riforma del patto di Stabilità che prevede più tempo per ridurre il debito e incentivi per gli investimenti pubblici anche durante il percorso di consolidamento di bilancio. La riforma giunge dopo che i livelli di debito dei vari Paesi hanno toccato nuovi massimi per via dei programmi di aiuto post pandemia e mentre il continente ha bisogno di affrontare nuove spese per mantenere gli obiettivi per il clima, la politica industriale e la sicurezza. Secondo quanto riportato da Reuters le nuove regole fissano importi minimi di riduzione media del deficit e del debito che un governo deve rispettare, questo per soddisfare le richieste dei cosiddetti Paesi frugali, Germania in testa. Ma, in generale, le nuove norme sono più blande rispetto alle precedenti, in una vittoria per i paesi del Sud, capeggiati dalla Francia. Una notizia positiva per l’Italia che si è riflessa subito sui rendimenti del debito pubblico: il rendimento del BTP a 10 anni è sceso sino alla soglia del 3,5% mentre lo spread sotto i 160 punti, sui livelli del marzo 2022.