Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Ognuno di noi è una luna, ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno” (Mark Twain)
Il risk off è in atto, e continuano le prese di beneficio. Ma dopo la decisione delle Bce di interrompere il trend di rialzo dei tassi le aspettative sulla curva iniziano a cambiare. Un bene per i mercati azionari che nei titoli di Stato sulle brevi scadenze, hanno un concorrente agguerrito. L’atteggiamento degli operatori è però ancora confuso a causa della bassa visibilità sul trend dei profitti sul 2024, anche a causa dei manager delle società che pur di fronte a risultati trimestrali positivi, tendono a mantenere basse le guideline per paura di essere sbagliare le previsioni. La recessione fa quindi paura, soprattutto in Europa. Fortunatamente in Italia il sentiment sembra essere tornato positivo, dopo il picco dello spread, frutto anche della stabilità politica del Governo che ha retto di fronte al presunto attacco speculativo sul nostro debito pubblico. Tutti confermati infatti i giudizi delle agenzie di rating che hanno, sinora, espresso la propria opinione. La Legge di Bilancio è finalmente sbarcata in Parlamento e gli alleati di Governo parrebbero avete trovato una intesa che dovrebbe portare ad un cammino abbastanza agevole sino all’approvazione attesa per fine dicembre.
L’halloween dei mercati
Dopo il test della Bce, il mese di ottobre si concluderà con le riunioni delle banche centrali di Stati Uniti, Regno Unito e Giappone che saranno chiamate a decidere se alzare ancora i tassi o prendersi una pausa. La Fed si riunirà il primo di novembre e, a poche ore dall’incontro, le probabilità che Jerome Powell annunci uno stop sfiorano il 100%. Il grande interrogativo, con i rendimenti dei Treasury saliti di nuovo al livello più alto dal 2007, è se i titoli decennali Usa hanno già raggiunto il picco al 5% oppure proseguiranno il viaggio verso il 6% e oltre. Questo sembra essere lo scenario più gradito alla Fed perché consentirebbe di raffreddare l’economia statunitense che non sembra avere nessuna voglia di entrare in recessione. Prospettiva che inizia ad essere scontata dai listini azionari statunitensi. Il Nasdaq ha perso il 10% negli ultimi tre mesi. Soglia che delinea quantomeno una correzione del mercato toro in atto, ma per qualcuno è addirittura il segnale che potrebbe aprire la strada a un mercato orso. Ipotesi che però si scontra con l’aspettativa di una riduzione dei tassi di interesse a partire dalla seconda metà del 2024.
Il petrolio salirà ancora
Secondo l’amministratore delegato della Exxon Mobil Corp, Darren Woods, i prezzi dell’energia continueranno a salire nei prossimi anni, a causa della limitatezza delle forniture globali di petrolio e all’inadeguatezza degli investimenti nei combustibili fossili. Sempre secondo Woods, l’industria petrolifera è alle prese con la ripresa dalla pandemia e con la carenza di capitali, mentre l’OPEC e i suoi alleati continuano a imporre limiti alla produzione. L’insieme di questi fattori sta portando a uno scenario in cui i prezzi dell’energia potrebbero subire un aumento significativo nel prossimo futuro. Dichiarazioni arrivate però dopo la correzione del prezzo del petrolio che nel corso dell’ultimo mese ha lasciato sul terreno oltre il 6%, lontano dalla soglia dei $90. Discorso di diverso per il prezzo del gas, salito del 22% in un mese, a dimostrazione che il mercato dell’energia, dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, e la scelta di isolare la Russia dal mercato mondiale degli idrocarburi, è diventato ancora più volatile che in passato.