Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Per capire la realtà lo strumento più potente è la fantasia” (Gianni Rodari)
La settimana sui mercati inizia sotto i migliori auspici. Dopo avere perso in una settimana il 3%, Milano torna maglia rosa in Europa, recuperando la soglia dei 27.500 punti, grazie alla performance del comparto bancario, sotto i riflettori sia per ragioni di carattere fondamentale che “speculative”. Domani Unicredit inaugura infatti la stagione delle trimestrali, con un utile atteso a 2 miliardi di euro nei primi 9 mesi dell’anno. mentre il MEF ha nominato gli advisor per la privatizzazione del Monte dei Paschi. Anche per il per il mercato obbligazionario è stata una giornata interessante: ci sia è allontanati infatti dalla soglia del 5% di rendimento. Il riflesso anche dell’allentamento della tensione in Medio Oriente, ovvero l’attesa descalation. Israele avrebbe infatti deciso di non invadere Gaza, ma continuare ad agire in modo mirato verso obiettivi militari, lavorando contemporaneamente sul piano diplomatico con il supporto dei grandi alleati: Stati Uniti, Canada e Europa. Un contesto che fa bene anche all’euro, salito per la prima volta da settimane sopra la soglia di 1,06 dopo la lettura preliminare della fiducia dei consumatori nell’area euro, superiore alle attese.
L’Orso ci saluta?
Dopo avere chiuso la peggiore settimana di settembre Wall Street è tornata in verde. Un movimento che secondo alcuni operatori riflette la chiusura di importanti posizioni short soprattutto sui titoli obbligazionari. Lo dimostra anche il “crollo” della volatilità sull’indice S&P 500, -8%, sotto la soglia psicologica dei 20 punti. Si muovono al rialzo anche i magnifici 7, che possono essere considerati oramai un indice a se stante. Questa settimana riportano Microsoft, Meta e Google, i cui risultati potrebbero guidare il movimento dei mercati nelle prossime settimane. Nel frattempo le probabilità che la Fed lasci invariati i tassi in occasione della riunione del primo novembre sono salite al 98%, e addirittura un 2% prezza la possibilità che i tassi vengano ridotti. Ma l’inversione di tendenza della politica monetaria è attesa comunque non prima della riunione del 12 giugno 2024. Presto per dire che l’Orso sia alle spalle ma non si può escludere che il mese di ottobre scriva la parola fine alla negatività esplosa con il simposio dei banchieri di Jackson Hole a fine agosto scorso. A ulteriore conferma del cambio di direzione due maxi operazioni di M&A, nell’oil&gas e nel farmaceutico annunciate ieri da Wall Street.
L’Italia che non ti aspetti
Lo spread tra BTP e Bund è sceso sotto la soglia 200 punti nella prima seduta successiva all’annuncio del giudizio di Standard & Poor’s. Superato questo esame, venerdì tocca a DBRS, e successivamente Fitch e Moody’s. Nelle prossime settimane quindi, i riflettori saranno puntati sul debito pubblico anche se occorre fare alcune precisazioni. Su €3.000 miliardi di stock di debito, 700 miliardi sono detenuti dalla Banca d’Italia, 1.200 miliardi dagli istituti di credito e le compagnie assicurative domestiche, 400 miliardi dalle famiglie. Su €83 miliardi di interessi che lo Stato italiano paga annualmente, oltre 60 miliardi restano in Italia. Le imprese italiane esportano ai livelli del Giappone, e l’Italia dispone di un surplus del commercio estero che consente di importare capitali più che sufficienti per pagare tutti gli interessi sul debito, cosa che altre nazioni industrializzate non riescono a fare da anni (Francia in primis). Infine nel 2028 il rapporto tra debito pubblico statunitense e il PIL sarà pari a quello italiano, ma nessuno si aspetta che in quella data il suo rating sarà BBB ovvero quello italiano. Il Paese ha bisogno di riforme per allinearsi al potenziale di crescita di lungo periodo ma siamo molto lontani dal rischio di un default finanziario.