Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Bisogna esigere da ciascuno quello che ciascuno può dare” (Antoine de Saint-Exupèry)
L’esplosione del conflitto arabo-israeliano sta spingendo gli operatori finanziari verso beni rifugio come il dollaro Usa, che, complici la stretta monetaria della Fed e la resilienza dell’economia statunitense, quest’anno è già salito del 2,1%. Come ha fatto notare Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, se il cross del biglietto verde chiudesse al rialzo per il terzo anno consecutivo, saremmo di fronte alla più lunga serie di aumenti dal 2016, con conseguenti pressioni sui Paesi importatori di energia, in particolare gli Emergenti come India e Cina. Contemporaneamente, le ostilità in Medio Oriente hanno portato anche un’impennata dei prezzi di petrolio e gas naturale. Scenario negativo soprattutto per l’Europa, importatore netto di entrambe, e che a differenza degli Usa, mostra concreti segnali di recessione (ieri la produzione industriale tedesca ad agosto ha deluso le attese) e potrebbe essere coinvolta in una spirale “stagflazionistica”. Il più grande spauracchio dei mercati. Per fortuna ogni incremento, al momento, resta fortunatamente sotto i livelli di allarme dal momento che i Paesi coinvolti ovvero Israele e Palestina, non sono produttori. Il vero pericolo è coinvolgimento dell’Iran, dell’Arabia Saudita e del Qatar, che potrebbe avere grandi ripercussioni sul fronte della produzione, e quindi sui prezzi.
Italia osservata speciale
La Banca d’Italia ritiene che la debolezza mostrata dalla attività economica italiana vista nel secondo trimestre sia proseguita anche nei successivi tre mesi. È emerso durante un’audizione sulla nota di aggiornamento al Def durante la quale gli esponenti di via Nazionale hanno dichiarato che l’elevato rapporto tra il debito pubblico e il Pil è un serio elemento di vulnerabilità, che espone il paese al rischio di tensioni sui mercati finanziari. Fattore che si è iniziato a manifestare a partire dal mese di settembre e che ha portato il rendimento del BTP decennale dal 4 al 5% e lo spread da 160 a oltre 200 punti. Oggi alle 10:00 sarà diffuso il dato sulla produzione industriale italiana ad agosto, vista stabile sulla rilevazione precedente, e rispetto al -0,7% di luglio. I tecnici di Bankitalia hanno spiegato che alla vivace crescita osservata nel primo trimestre è seguita, nel secondo, una contrazione del prodotto interno lordo che ha superato le aspettative e ora le informazioni disponibili indicano che la debolezza dell’attività economica sarebbe proseguita anche nel trimestre appena concluso. In questo contesto il Governo sta facendo pressioni sui partner dell’Unione europea perché approvino regole di bilancio più flessibili, mentre dal mese di maggio i titoli di Stato italiani rendono stabilmente più di quelli greci, con il rischio che eventuali scostamenti dagli obiettivi di spesa per il 2024 (circa €14 miliardi nella Legge di Bilancio) facciano scattare una procedura di infrazione.
I “Magnifici 7” sono un’eccezione
I “Magnifici Sette” sono i sette big tech che stanno trascinando da circa 1 anno il mercato azionario americano verso l’alto. Apple, Amazon, Google, Meta, Microsoft, Nvidia, Tesla, insieme hanno guadagnato più di tre volte l’indice principale ovvero l’S&P500, e più di 8,5 volte gli altri 493 titoli quotati. Numeri stellari, che non hanno pari anche nel resto del mondo. Un’euforia alimentata dalla fiducia degli investitori nei confronti dell’intelligenza artificiale, che vede coinvolti i “magnifici” a vari livelli, ed ha inizialmente spinto questi titoli al rialzo. Ma dopo Jackson Hole, ovvero il simposio annuale dei banchieri mondiali, dove è stato confermato che i tassi resteranno più alti più a lungo, gli operatori hanno iniziato a considerare “tirate” certe valutazioni e che i tech dovranno affrontare la sfida aggiuntiva di un contesto di recessione economica, seppure lieve. Questo almeno sino alla metà di novembre quando le banche centrali di Stati Uniti ed Unione Europea, si riuniranno per decidere nuovamente sulla politica monetaria. Per Jim Cramer, conduttore della trasmissione Mad Money su Cnbc, siamo in una situazione insolita, i rendimenti obbligazionari alle stelle sono una cattiva notizia per la maggior parte del mercato. Ma i titoli tecnologici a grande capitalizzazione sono l’unica grande eccezione. Per superare questo momento difficile bisogna avere in portafoglio i Magnifici Sette, e poi degli altri.