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Insights 3 Ott 2023

Il punto sul mercato di Integrae SIM

Il bambino non è un vaso da riempire, ma un fuoco da accendere” (Fracois Rebelais)

Ottobre non è iniziato bene per i mercati. Ma la cosa non deve stupire: si tratta storicamente del mese più volatile dell’anno con i minimi che si concentrano nei primi 10 giorni. E’ accaduto nel 2022, e da quel momento è iniziato un trend che ha portato i principali listini mondiali in un mercato toro. Per questo gli operatori potrebbero considerare questo momento come un’occasione di acquisto. Sui listini ha inoltre pesato la debolezza del comparto energetico che ha subito il ribasso del prezzo del petrolio sceso sotto i $90, così come il gas naturale e il gas TTF (future Borsa di Amsterdam) in calo quasi a doppia cifra. Debole anche il dollaro che torna vicino alla soglia di 1,05 contro euro. Ottobre resta comunque un periodo di transizione verso le riunioni delle banche centrali di metà novembre, con qualche spunto in arrivo dalla reporting season statunitense che inizierà la prossima settimana. Per quella in corso l’attenzione resterà quindi rivolta ai dati macro in uscita: oggi alle 16:00 la statistica sul mercato del lavoro in Usa ad agosto. Prevista la creazione di 8,83 milioni di posti, stabile sulla rilevazione precedente. È questo uno degli indicatori che guarda con maggiore attenzione la Fed per stabilire il livello dei tassi.

I magnifici 7

Sono i titoli di Wall Street che da inizio anno crescono a 3 cifre ma a settembre hanno chiuso il peggiore mese dell’anno. Nvidia ha lasciato sul terreno l’8% ma da gennaio sale del +200%, Apple ha terminato il peggiore mese del 2023 ma nei primi 9 è salita del 33%. Discorso diverso per Meta e Tesla che hanno terminato settembre entrambe in territorio positivo e da inizio anno guadagnano rispettivamente +150% e 105%. Senza di dimenticare che il gruppo guidato da Elon Musk aveva terminato il 2022 con la peggiore performance della sua storia. Tutti insieme le Fang+ hanno condizionato il Nasdaq che ha archiviato il peggiore mese del 2023. Nel complesso però il settore tech tiene grazie all’entusiasmo dell’intelligenza artificiale. Secondo Goldman Sachs i magnifici 7 hanno ancora un’ottima valutazioni rispetto al potenziale di crescita, con uno sconto rispetto al benchmark che si è verificato solo 5 volte nell’ultimo decennio. Per Goldman quindi si tratta di buy case. Il treasury infine, è visto dalla banca d’affari, scendere al 4,3% di rendimento entro fine anno cosa che rende i titoli growth ancora attraenti. Per Larry Fink invece capo di Blackrock, comprare azioni è quindi sempre un ottimo investimento a condizione di avere un orizzonte di lungo periodo, mentre nel breve puntare sui titoli di Stato che rendono il 5% è una situazione quasi irripetibile. Secondo Fink infine negli Usa non ci sarà recessione, con il rischio che la Fed alzi ancora i tassi, mentre la Bce dovrebbe avere concluso il ciclo di politica monetaria restrittiva.

L’Italia non è da buttare

Nonostante la recente fiammata di rendimenti e spread, il debito pubblico italiano è un ancora buon investimento. Fink è infatti “compratore” di titoli di Stato domestici ma con un avvertimento: il Governo deve smettere di indebitare il Paese per finanziarie le opere pubbliche e puntare sul partenariato pubblico-privato. Ma l’interesse per i nostri Btp, non sembra fare bene, nel breve, al mercato azionario. Nel giorno in cui è iniziato il collocamento del Btp Valore, Piazza Affari ha chiuso in perdita dell’1,4% circa, facendo decisamente peggio rispetto agli altri mercati europei e rompendo la soglia psicologica di 28mila punti. La coperta è corta e complice anche la stagionalità, secondo gli operatori si assiste a un disinvestimento da Piazza Affari per puntare sulla nuova emissione ad alto rendimento che nella prima giornata ha raccolto quasi €5 miliardi. Considerazione condividibile visto che il Btp Valore, nel corso dei prossimi 5 anni distribuirà una cedola minima garantita del 4,1% per i primi 3 anni e del 4,5% per gli ultimi 2. Valori a cui si aggiungerà il bonus fedeltà dello 0,5%. Ma se gli investitori sorridono l’impatto per i conti pubblici è tutt’altro che positivo. Secondo gli ultimi dati del Nadef, la spesa per gli interessi sul debito nel 2023 sarà pari al 3,8% del Pil, ovvero oltre €78 miliardi di euro. Nel 2026 gli interessi arriveranno a pesare per il 4,6% del Pil, arrivando a €104 miliardi.