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Insights 22 Set 2023

Il punto sul mercato di Integrae SIM

Non esiste una crisi energetica, ma soltanto una crisi di ignoranza” (R. Buckminster Fuller)

La doccia fredda è arrivata. Dopo le parole di Jerome Powell rilasciate nella serata di mercoledì tutti i mercati mondiali si sono rapidamente adeguati, chiudendo in rosso. L’S&P 500 è sceso sotto i 4.400 punti mentre l’Italia, con l’FTSE Mib 40 in rosso dell’1,8%, è maglia nera in Europa, perdendo di fatto quanto guadagnato nella seduta precedente. Uno stop che però non cambia, per ora, la tendenza: l’indice sale del 2% nell’ultima settimane e del 21% da inizio anno. Di riflesso la volatilità è balzata dell’8%, riavvicinando la soglia dei 20 punti, così come il prezzo del gas in Europa che ha guadagnato il 3,4%, e il rendimento dei treasury a 10 anni, salito sino a sfiorare il 4,5%, sui massimi da 16 anni. Fortunatamente si sgonfia la speculazione verso il debito Pubblico italiano, con lo spread sceso sotto il 170 punti, dopo che si era avvicinata alla soglia dei 180 punti. Il campanello di allarme, posto a 200 punti, è ancora lontano ma con l’avvicinarsi della presentazione della Legge di Bilancio, il nervosismo potrebbe aumentare. La prima prova è l’approvazione della tassazione sugli “extraprofitti” delle banche. Secondo la commissione Finanze del Senato l’introduzione di un prelievo straordinario calcolato sul margine di interesse concorre pienamente all’obiettivo di politica del credito volto a trasferire sui clienti delle banche e segnatamente sui mutuatari le risorse pubbliche derivanti dal prelievo straordinario. Dichiarazioni a favore del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha rivendicato la bontà della misura per finanziare il fondo mutui prima casa e il taglio delle tasse.

L’azionario europeo è meno sexy?

La domanda sorge spontanea considerando gli ultimi dati macroeconomici che indicano come l’Eurozona si avvicini rapidamente alla recessione. Un’analisi di Moneyfarm mette in evidenza che dopo i guadagni da inizio anno, negli ultimi mesi l’azionario europeo ha perso terreno rispetto agli indici degli altri Paesi sviluppati, mettendo a segno un -6,4% rispetto all’equity Usa e addirittura un -10,9% rispetto all’azionario giapponese (da inizio giugno all’8 settembre 2023). Secondo gli esperti sono diversi i fattori che hanno influenzato questa performance negativa: rischio geopolitico legato al conflitto in Ucraina (che dura da 600 giorni) e questione della dipendenza energetica dalla Russia, a cui l’Europa fatica ancora a trovare un’alternativa percorribile. Le difficoltà di approvvigionamento energetico portano con sé notevoli conseguenze in termini economici, soprattutto con l’avvicinarsi della stagione invernale e con l’aumento della quota di debito pubblico che i Paesi europei saranno costretti ad investire per limitare l’impatto della dipendenza energetica su imprese e consumatori. Infine la crisi dell’economia cinese: il Paese asiatico è attualmente alle prese con una difficile fase di riapertura post-Covid, aggravata dal sopraggiungere della crisi immobiliare. Abbastanza per avere una posizione cauta su questa asset class anche considerato che la maggior parte degli indici delle principali piazze finanziarie europee non sono lontani dai massimi storici e ci sono ancora ampi spazi per prese di beneficio.

Si può fare a meno del petrolio?

In 3 mesi il petrolio WTI ha guadagnato il 30% portandosi sopra i $90. Possibile che raggiunga quota $100? I fattori che spingono in questa direzione sono molti: la guerra, la minore capacità di raffinazione, le scorte statunitensi sui minimi che vanno ricostituite, bassi investimenti in nuova capacità produttiva e consumi ai massimi, pari a 102 milioni di barili al giorno, nonostante il rallentamento economico in atto. Se guardiamo infine al recente passato i massimi non sono lontano. Nel luglio del 2008 il greggio era arrivato a $140, mentre nel 2022 era arrivato a $120 dopo lo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina. Quali le possibili soluzioni? Secondo Davide Tabarelli di Nomisma Energia una strada è quella di agire sulle infrastrutture di petrolio e gas, ovvero aumentare l’offerta di energia in Europa riducendo la dipendenza dall’estero. Una proposta che va in controtendenza rispetto alle scelte dell’Europa di liberarsi della dipendenza dai combustibili fossili per abbracciare le fonti rinnovabili. I mercati finanziari hanno fatto la propria scelta: da inizio anno i titoli della transizione energetica sono i best performer. In Italia su Euronext Growth Milan brillano rispettivamente Redelfi, +262% e Altea Green Power, +87%, società esposte al trend dello strage di energia pulita oggetto di copertura di Integrae SIM.