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Insights 21 Set 2023

Il punto sul mercato di Integrae SIM

Quando il mare era calmo tutte le navi dimostravano egualmente maestria nel navigare” (Shakepeare)

Al termine della riunione di ieri, il Federal Open Market Committee della Banca centrale americana ha deciso di mettere in pausa i rialzi dei tassi d’interesse, lasciandoli invariati in una forchetta compresa fra il 5,25% e il 5,50%. In precedenza la Fed ha alzato i tassi di interesse 11 volte iniziando dal 16 marzo 2022, giorno in cui la banca centrale aveva deciso di portare il tasso di riferimento da 0,25% a 0,50%. Ma non si tratta di un addio alla politica monetaria restrittiva. Il numero uno della Fed, Jerome Powell, non esclude ulteriori rialzi dei tassi entro la fine dell’anno. Rispondendo a una domanda dei giornalisti che gli hanno chiesto che clima si respirasse durante la riunione del Fomc, Powell ha dichiarato che 7 consiglieri si sono schierati per nessun rialzo da qui a fine anno mentre in 12 hanno sostenuto un ulteriore rialzo entro la fine del 2023. In sostanza, il numero uno della Fed ha detto che la decisione presa dai banchieri americani il 20 settembre potrebbe essere solo una pausa momentanea lungo la strada per riportare l’inflazione al 2%. Per Powell infatti anche se da qui a fine anno si dovessero ritoccare i tassi con un altro rialzo, questo non avrebbe grandi effetti sull’economia. Proprio il buono stato di salute dell’economia americana, ha portato i membri della Fed ad aggiornare le prospettive economiche future. La crescita per il 2023, infatti, è stata nettamente rivista al rialzo al 2,1%, più del doppio rispetto al tasso dell’1% previsto nella riunione di giugno, mentre le previsioni di crescita per il 2024 sono state alzate all’1,5% dall’1,1% precedente.

Powell guasta la festa

Le dichiarazioni di Powell non hanno fatto bene ai mercati statunitensi che hanno virato in territorio negativo dopo un avvio positivo. La reazione peggiore è stata quella del Nasdaq che ha perso oltre l’1,5%, portando il rosso a una settimana a -3%. Poco meno hanno fatto il Russel 2000, l’indice espressione delle PMI statunitensi, che ha perso l’1,7% e a seguire l’S&P 500 che ha chiuso in rosso dell’1,5%. Le Borse europee hanno invece terminato le contrattazioni in nero, ma solo perché Powell non aveva ancora parlato. I listini del vecchio continente hanno beneficiato del positivo flusso di notizie proveniente dal Regno Unto dove l’inflazione è scesa oltre le attese nonostante l’aumento dei costi dell’energia. In aggiunta il prezzo del petrolio è tornato sotto la soglia dei $90, mentre quello del gas alla Borsa di Amsterdam, è rimasto flat dopo i forti rialzi delle sedute precedenti. Passo indietro anche del rendimento dei BTP e dello spread italiano. Segnali di distensione che hanno fatto particolarmente bene al listino italiano, migliore d’Europa con un rialzo che sfiora il 2%. In una settimana l’indice delle blue chip è salito del 3% e portando il guadagno da gennaio a oltre il 23%. Un movimento però guidato essenzialmente da banche e titoli energetici.

Ipo è bello

Dopo Arm Holding, anche Instacart ha completato con successo l’offerta di azioni raccogliendo quasi $700 milioni su una valutazione complessiva di $9 miliardi. La società ha chiuso il primo giorno di contrattazioni in linea con il prezzo di IPO pari a $30. Anche Arm, che aveva fissato il prezzo nella parte alta della forchetta, tratta ancora sopra il prezzo di collocamento. L’accoglienza degli investitori per i due maxi collocamenti è stato quindi positivo, dopo un periodo di magra per le IPO di quasi 18 mesi, e considerata la stagionalità ovvero un mese di settembre tradizionalmente avverso ai listini. La prova che la liquidità non manca è c’è ancora voglia di Borsa nonostante da inizio anno i titoli tecnologici siano saliti di quasi il 40%. Anche l’Italia attraversa una fase positiva in termini di nuove IPO, con 4 operazioni che saranno perfezionate entro la fine del mese. E all’orizzonte importanti decisioni che dovrebbero essere prese dal Governo per sostenere il mercato die capitali italiano come la conferma del bonus fiscale per i costi di quotazione, le semplificazioni del DL capitali e l’introduzione di nuovi incentivi a favore di chi investe in PMI quotate. Un contesto positivo per Integrae SIM, leader in Italia per operazioni di finanza straordinaria per le PMI che vanta il maggior numero di operazioni di listing in assoluto su Euronext Growth Milan.