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Insights 13 Lug 2022

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“Quando c’è una meta, anche il deserto diventa strada” (proverbio arabo)

Lo ZEV ha reso ancora più cupe le prospettive dell’economia europea. L’indice che misura la salute dell’industria manifatturiera tedesca, ha registrato un dato di -53,8 punti rispetto a un’attesa di -38 cca. La causa? L’impatto, maggiore delle attese, della crisi del gas russo che ha colpito molto un’industria energivora come quella tedesca. Se consideriamo l’interscambio commerciale con l’Italia fa pensare il peggio anche per il nostro Paese. Tuttavia, l’Italia, per ora, sembra essere al riparto dallo shock grazie alla minore esposizione al comparto auto e il ciclo delle costruzioni/edilizia che è stato supportato dai bonus per le ristrutturazioni (e c’è chi vorrebbe eliminarli). Nel breve quindi il Belpaese supera la Germania sul terreno dell’economia ma le nubi all’orizzonte non mancano. Secondo Citi se la risposta allo shock delle forniture di gas non sarà coordinata tra i Paesi europei allora si passerà da stagnazione a recessione. Il Direttore Esecutivo della AIE, ha sentenziato: questa è la crisi energetica più grave della storia e potremmo non avere visto il peggio. Una speranza arriva dall’Opec che stima una crescita più lenta della domanda di petrolio nel 2023.

Dollaro superstar
La valuta USA tratta sui massimi da 20 anni su tutte le principali monete. Un movimento che riflette non solo il differenziale dei tassi ma anche la fiducia degli investitori nella capacità delle autorità monetarie a stelle e strisce di fronteggiare la crisi. Di riflesso la sfiducia colpisce chi sembra navigare a vista come la BCE. L’euro è infatti sceso, anche solo per qualche istante, sotto la parità con il biglietto verde. Per risollevare le sorti della valuta europea servono dati macroecnomici che scaccino lo specchio della crisi. Oggi alle 11:00 sono attese le previsioni economiche EU e la produzione industriale nel mese di maggio vista in rialzo dello 0,3%, in leggero calo sulla rilevazione precedente. In Usa alle 14:30 riflettori puntati sul dato relativo ai prezzi al consumo a giugno, visti in aumento dell’8,8%, in leggero aumento sul mese precedente (8,6%). Numeri però figli di una congiuntura alle nostre spalle. Nei prossimi attesi la svolta?

Universo emergente
Esiste un rischio default per gli emergenti? I fondamentali sembrano essere solidi e le valutazioni delle imprese quotate relativamente basse (stima Pictet). Ovvio che in portafoglio questa asset class non può essere preponderante. Serve selettività, ovvero una conoscenza del sottostante. Il credito sovrano paradossalmente viene più colpito rispetto a quello corporate, dove prevale l’esposizione alle economie sviluppate. I Paesi emergenti più a rischio sono quelli “importatori” di energia con l’eccezione della Cina e dell’India che stanno gestendo bene gli approvvigionamenti dell’energia (visti anche i buoni rapporti con la Russia). Più difficile lo scenario per l’Africa che subisce molto il mix tra pressione inflattiva e la debolezza delle valute dei singoli Stati. Ma attenzione: l’Indonesia quest’anno presidia il G20 e l’anno prossimo sarà il turno dell’India. Una grande responsabilità in momenti di crisi globale è un bel segnale di fiducia.