Il punto sul mercato di Integrae SIM
“C’è solo un modo per evitare le critiche: non fare nulla, non dire nulla e non essere nulla” (Aristotele)
Il flusso di notizie sia macro che micro, sta tracciando la rotta dei listini per questa settimana. Negli Usa il mercato del lavoro è piuttosto solido e tiene alta l’aspettativa di un aumento dei tassi. La probabilità di un aumento di 25 punti base in occasione della prossima riunione della Fed a maggio resta sopra il 70%. A marzo sono creati 163mila posti di lavoro e la disoccupazione sui minimi da 50 anni. Venerdì inizia la stagione delle trimestrali Usa, con i bilanci di JP Morgan, Blackrock, Citigroup e First Republic Bank che lo ricordiamo insieme a SVB ha dato origine alla crisi finanziaria delle banche regionali. Nel complesso le stime attuali sui titoli dell’S&P 500 sono per un aumento del 5% dei profitti su base annua, rispetto al -5% registrato nel trimestre precedente. In Italia tiene invece banco la questione relativa ai rinnovi dei CdA di 135 società a partecipazione pubblica. Dal Consiglio dei Ministri di ieri è uscita una fumata nera. La speranza è che si guardi sempre più alla competenza che l’appartenenza ad un colore politico. Anche se in passato si è riusciti a trovare un equilibrio tra questi due aspetti. L’importante è che i “nominati” sappiano costruire una squadra intorno a se. Tra i casi di successo Leonardo, che sta toccando i massimi relativi degli ultimi mesi, dopo l’annuncio del Piano Industriale sino al 2026. Ci sono quindi comunque dei trend più forti delle nomine.
La riformina della Finanza
Il Consiglio dei Ministri di ieri ha approvato il DEF, Documento Economia e Finanza, che rivede al rialzo le stime di crescita del Pil italiano nel 2023 (+0,9%) ma soprattutto varato un disegno di legge che tenta di rafforzare il mercato dei capitali italiano. Un totale di 22 articoli che rappresentano una piccola riforma per facilitare le quotazione in Borsa, ridurre i delisting e le regole di Governance. Tra i provvedimenti: regole semplificate di Ipo per le Pmi sino a €1 miliardo di capitalizzazione; rafforzamento del voto plurimo (per chi non vuole perdere il controllo); semplificazione delle procedure di investimento per i fondi pensione, tempi rapidi per approvare il prospetto di quotazione da parte della Consob. Il Disegno di Legge è il frutto del libro verde elaborato da Mef, che ha raccolto i contributi dei portatori di interesse, e punta a colmare il gap tra l’Italia con gli altri mercati dei capitali mondiali evitando la fuga di big cap che nel 2022 è stato molto evidente: Exor, Atlantia ed altri 18 titoli per oltre €40miliardi di capitalizzazione. Per citare alcuni nomi che hanno lasciato Piazza Affari. Una distanza misurata dal rapporto tra capitalizzazione di Borsa e Pil e che il nostro Paese lontanissimo dalla media dell’Unione e del G7. Tra l’altro in una fase di costo del denaro elevato e di minore accesso al credito un mercato dei capitali forte sarebbe di grande aiuto in questo momento per le imprese, soprattutto le Pmi. Tra i punti da migliorare gli operatori segnalano la governance ovvero l’introduzione di voto maggiorato per chi detiene le azioni per un lungo periodo di tempo (tecnica che ad esempio n Francia è la regola) che favorisce l’ingresso nel capitale di investitori pazienti riducendo l’esposizione delle azioni alla volatilità.
Il mondo non cresce più?
E’ iniziato lo spring meeting del Fondo Monetario Internazionale che ha rilasciato anche le nuove stime sull’economia mondiale vista in espansione ma sotto il 3% nel 2023 e così per i prossimi 5 anni. La peggiore previsione degli ultimi 50 anni. Il motivo? La rapida transizione da una politica monetaria espansiva a restrittiva che ha messo in difficoltà i decisori governativi sulle politiche di carattere fiscale. E neanche la ripresa della Cina impatterà abbastanza sull’espansione mondiale. Il mondo dopo la sbornia della pandemia ha frenato e così sarà a lungo se dovesse perdurare la situazione attuale a livello di tassi. Prevista addirittura una recessione in Germania e Regno Unito nel corso del 2023. Meno crescita vuol dire anche meno utili, meno guadagni e quindi meno interesse per il comparto azionario e obbligazionario corporate soprattutto non investment grade. Per ora i listini azionari, in crescita del 10% su base mondiale, non sembrano scontare a questa ipotesi, scommettendo un ritorno alla politica monetaria se non espansiva, almeno accomodante. In questa prospettiva attenzione ai dati macro in uscita questa settimana e le prime indicazioni dalla stagione delle trimestrali Usa che inizia venerdì.