Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Per mangiar bene in Inghilterra dovresti fare colazione tre volte al giorno” (William Somerset Maugham)
Cinquanta a marzo ma poi non si sa. Le parole di Christine Lagarde al parlamento di Strasburgo non ha lasciato fraintendimento. Ci sarà un incremento di 50 punti dei tassi di interesse in occasione della riunione della Bce di marzo senza se e senza ma. Il percorso nel breve termine è quindi piuttosto ben delineato. Ma si tratta di una buona notizia perché nonostante il rialzo dei tassi, che curano l’inflazione, la crescita in Europa è ancora solida, grazie al calo del prezzo dell’energia, e quindi non c’è lo spauracchio della stagflazione. Si sposta in avanti quindi l’attesa per la fine della politica monetaria restrittiva ma le conseguenze sui profitti delle imprese saranno contenute. La reazione alle dichiarazioni della Lagarde è stata positiva, in particolare l’indice Ftse Mib ha chiuso la quarta seduta consecutiva al rialzo a un passo da quota 28mila punti, soglia psicologica che se superata proietterebbe verso un vero mercato toro. Oggi il dato sui prezzi all’esportazione e all’importazione a gennaio. In entrambe i casi le previsioni sono per un calo su base sequenziale, a conferma che le pressioni inflazionistiche si stanno allentando.
L’Eurovita le bela
I prodotti assicurativi nascono per una finalità previdenziale ma se usati per fini d’investimento finanziario sono dolori. Lo hanno scoperto a proprie spese i 400mila clienti di Eurovita, compagnia assicurativa di proprietà del Fondo di Private Equity Cinven, dotata di un patrimonio in gestione di €19 miliardi commissariata a fine gennaio dall’Isvap, l’istituto di vigilanza delle assicurazioni, e che dal 6 marzo ha imposto la sospensione per i clienti, di esercitare i riscatti delle polizze sino a fine marzo. Il commissariamento si è reso necessario in quanto il patrimonio di Eurovita, non era più sufficiente per fare fronte ai riscatti dei clienti. Una crisi che nasce con il cambio di rotta della politica monetaria della Bce. Le polizze vita sono state ritenute a lungo un porto sicuro per gli investitori a caccia di rendimento in tempi di tassi a zero. La possibilità inoltre di riscatto a costo zero o quasi, ha allettato non solo i capitali pazienti ma anche speculativi. Così quando lo scenario è cambiato, gli speculatori si sono spostati velocemente in altri lidi, drenando però liquidità, che era stata investita a lungo termine, sino al punto di mettere in crisi la compagnia. La situazione è sotto controllo e il “sistema” correggerà i propri errori, ma la morale della storia è che non ci sono rendimenti garantiti per chi non ha la pazienza di aspettare.
Ma la brexit?
L’indice Ftse 100 ha fatto segnare un nuovo record storico, superando quota 8mila punti. Un movimento in contraddizione con il quadro macro Uk, con elevata inflazione e recessione (forse l’unica grande economia in calo nel 2023). Ma questo dipende dal fatto che la maggior parte delle società quotate genera i propri profitti fuori dal Regno Unito. Il Paese vive quindi una situazione paradossale: l’economia è fragile, la finanza è ricca. La nazione dove le imprese manifatturiere e di servizi prosperano solo sulla carta, ovvero in termini di prezzi di Borsa, ma non lasciano nulla sul territorio. E’ questo uno degli effetti della Brexit, che ha effettivamente liberato il Regno Unito dalla “morsa” dell’Unione Europea, per aprirlo al mondo, ma ha sinora attirato solo capitali nominali e non reali. I sondaggi più recenti indicano che la maggioranza dei britannici ha riconosciuto che sia stato un errore uscire dall’Unione Europea e afferma che ora voterebbe per restarci. Ma sempre i sondaggi segnalano come l’opinione prevalente sia che per almeno una generazione non si tornerà indietro.