Il punto sul mercato di Integrae SIM
“La macchina da corsa perfetta è quella che si rompe un attimo dopo il traguardo” (Enzo Ferrari)
L’inflazione Usa a gennaio è cresciuta dello 0,5% su base mensile, da +0,1% della rilevazione precedente, e +6,1% su base annua. Un dato superiore alle attese a seguito dell’aumento dei costi degli affitti (shelter) e dei beni energetici come benzina e del gas naturale, non abbastanza per fare tremare i mercati, e nello stesso tempo, alimentare l’euforia. Importanti saranno le prossime dichiarazioni degli speaker del Fomc, che aiuteranno a fare capire, alla luce del dato di ieri, quanta volontà ci sia nella della banca centrale statunitense di correggere la rotta o confermare la narrazione. Non dimentichiamo che il target del 2% dell’inflazione, secondo Jerome Powell, è atteso non prima della fine del 2024. La prospettiva quindi è che i tassi resteranno ancora elevati per parecchio tempo, e che ci saranno almeno altri 2-3 rialzi di 25 punti base sino all’obiettivo del 5,25%. Quanto al rally aumentano i pompieri e tra questi i gestori di fondi europei del sondaggio di Bank of America. Gli esperti non si aspettano più una recessione a livello globale, ma il recente rally dell’azionario non è destinato a durare, a causa dell’ulteriore inasprimento da parte delle banche centrali e dell’inflazione che è dura a morire. Più in dettaglio il 24% dei gestori pensa che l’economia globale entrerà in recessione nei prossimi dodici mesi, in calo rispetto al 51% del mese scorso e al picco del 77% di novembre. Il 55% prevede una recessione in Europa, in calo rispetto al 75% del mese scorso e al 95% di ottobre.
L’Europa falco, l’Italia no
La Bce potrebbe aumentare i tassi di interesse al di sopra del 3,5% e probabilmente non li taglierà quest’anno. Sono le parole di Gabruiel Makhlouf, governatore della Banca d’Irlanda. L’ultimo ritocco verso l’alto è atteso nella riunione di giugno, quando saranno anche pubblicati i dati di previsione su crescita e inflazione nell’eurozona. Nel frattempo il Pil in Europa nel quarto trimestre 2022 è salito dello 0,1% a livello congiunturale e del +1,9% tendenziale. Valori in calo sulla rilevazione precedente ma comunque in aumento su base annua, scongiurando quindi l’ipotesi di una recessione tecnica a fine 2022. In questo contesto l’Italia continua ad essere il Paese europeo più “tonico” sul panorama economico e finanziario. Per un mix di fattori e tra questi la stabilità politica. Dopo il risultato delle elezioni regionali infatti i rendimenti del BTP a 10 anni sono tornati in area 4%, lo spread a 180 punti mentre, Piazza Affari ha chiuso la seconda seduta consecutiva al rialzo, l’ottava nelle ultime 10.
Il cavallino vuole tornare rampante
Dal 2007 la Ferrari non vince un titolo mondiale nella Formula Uno. Nel 2023 potrebbe essere la volta buona. Il team è lo stesso dell’anno precedente ma la testa è cambiata. Il nuovo team principal Fred Vasseur vuole subito fare sentire la pressione ai propri avversari: Mercedes e Red Bull. La stagione della Ferrari è iniziata ieri con la presentazione della nuova monoposto SF-23. La prossima tappa sono le prove ufficiali del 5 marzo in Bahrein. Ma la scuderia Ferrari è soprattutto il più avanzato laboratorio di ricerca e sviluppo automobilistico in Italia. Un’industria che vale il 10% del Pil italiano ma nel corso degli ultimi 15 anni ha accumulato ritardo rispetto alla Germania e alla Cina, sul piano dei motori elettrici ed ora, non solo sulle piste, ma anche sul mercato retail, punta a tornare protagonista. Il titolo Ferrari sta già scontando questo scenario di rivincita, trattando sui massimi storici, in rialzo del 23% da inizio anno. Aspettative che poggiano però su fondamentali molto solidi: nel 2022 ricavi per €5 miliardi, utili per €1 miliardo, ed ordini che coprono la produzione sino a fine 2024.