Il punto sul mercato di Integrae SIM
“L’italiano non lavora, fatica” (Leo Longanesi)
Oggi è il giorno della Fed. Improbabili delle sorprese: +25 punti base che porteranno il tasso di riferimento al 4,75%. In assenza di forward guidance il mercato continua a basare le proprie aspettative sui dati macroconomici, possibile quindi un altro aumento di almeno 25 punti base, poi non si sa. Per il FMI i tassi Usa supereranno il 5% per poi rimanere stabili per un intervallo non di breve tempo. La Bce seguirà a ruota il giorno successivo. Atteso un aumento di 50 punti base, e purtroppo non sarà l’ultimo. Il gap con i tassi statunitensi è destinato a chiudersi quasi interamente come fa presumere anche l’andamento del cambio euro/dollaro passato da 0,90 a 1,1 in pochi mesi, stabilizzandosi sui top. Le parole di Jerome Powell saranno fondamentali per orientare i mercati, almeno nel breve periodo. Probabile che il banchiere centrale numero uno al mondo ribadisca che la Fed manterrà i tassi alti fino a quando “il lavoro non sarà finito”, vale a dire portare l’inflazione all’obiettivo del 2%.
L’FMI promuove l’Italia
Dopo 5 tagli di fila il FMI ha alzato le stime di crescita mondiale. Abbandonati i toni cupi dello scorso ottobre per toni più moderati. La crescita nel 2023, sarà comunque inferiore all’anno precedente. Per il 2023 è atteso infatti un aumento del +2,9% (+0,2% sulla rilevazione precedente) del Pil mondiale. Promozione anche per l’Italia che nell’anno in corso dovrebbe registrare un incremento dell’economia dello 0,6%, in linea con la stima del Governo, e meglio della precedente previsione di – 0,3%. Si tratta della maggiore revisione al rialzo tra le economie del G20. Una situazione basata sul modo con cui il Paese è riuscito ad affrontare la crisi energetica, ovvero diversificando rapidamente le fonti di approvvigionamento e penalizzando meno l’attività di famiglie e imprese. Non a caso Piazza Affari nel mese di gennaio è la migliore Borsa d’Europa per performance e la seconda al mondo. A sorpresa la Germania è ancora fanalino di coda. Mentre dopo che nel 2022 la Cina per la prima volta da 40 anni è cresciuta meno della media globale, nel 2023 si riprenderà la scena. India infine, prima economia emergente al mondo per sviluppo economico.
Sarà un anno settoriale
A fare la differenza sui Mercati saranno non tanto gli indici quanto i singoli settori. E in questo senso il 2023 è iniziato a gonfie vele per il settore bancario che sta confermando con i primi risultati di bilancio un’ottimo stato di salute. Unicredit, ieri +13%, ha chiuso il migliore esercizio da 10 anni. Ma in Europa e a Wall Street il settore più in salute è stato il tech, +16% nel vecchio continente, +9% il Nasdaq. Poco meno hanno fatto i titoli bancari in crescita del 14% a gennaio in Europa. Male il comparto energetico che invece era stato il migliore nel 2023. Voce fuori dal coro quella di JP Morgan che, riferendosi ai listini Usa, ha dichiarato come il rally da un anno all’altro dovrebbe essere sfumato, poiché i rischi di recessione sono solo rimandati piuttosto che diminuiti. Per lo stratega Marko Kolanovic i titoli dei beni strumentali dovranno probabilmente affrontare un contesto più difficile nel corso dell’anno, mentre prevede una certa moderazione nella domanda di Treasury.