Il punto sul mercato di Integrae SIM
“La vita dipende per il 20% da quello che ti accade, e per l’80% da come reagisci” (Gianluca Vialli)
Questa settimana inizia la diffusione dei risultati del quarto trimestre delle corporate statunitensi che forniranno importanti indicazioni agli investitori per cogliere i segnali di potenziale rallentamento dell’economia Usa, con ripercussioni sulle stime 2023 e, a cascata, la politica monetaria della Fed. Si comincia venerdì con le relazioni delle banche Wells Fargo, Citigroup, Bank of America e JPMorgan, del colosso della sanità UnitedHealth Group, del gestore patrimoniale BlackRock e di Delta Air Lines. Le stime degli analisti di Refinitiv IBES prevedono un calo dell’1,6% degli utili del quarto trimestre dei componenti l’S&P 500 rispetto al periodo dell’anno precedente. Alcuni esperti ritengono che le proiezioni per l’anno in corso siano ancora troppo rosee, visti i rischi di recessione per cui è possibile una certa volatilità da oggi e sino a fine mese. Sul fronte macro, giovedì è prevista la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti per il mese di dicembre. Gli economisti si aspettano che l’inflazione di base sia aumentata del 5,7% rispetto all’anno precedente. Qualsiasi segnale di allentamento delle pressioni sul costo della vita potrebbe rafforzare l’idea che la Fed si stia avvicinando alla fine del suo ciclo di inasprimento più aggressivo degli ultimi decenni, alimentando anche la speculazione di un possibile taglio dei tassi nel corso dell’anno e di conseguenza una robusta ripresa del comparto azionario.
Segnali di tregua per il futuro
Le prospettive di un allentamento dei tassi di interesse da parte della Fed inizia a manifestarsi sulle varie asset class finanziarie, con alcune sorprese. Per le Borse, in particolare quelle europee, si è trattato della seconda migliore partenza degli ultimi 10 anni. L’oro si è portato sui massimi da 7 mesi dopo avere chiuso il 2022 in leggero territorio negativo. Ma soprattutto, il Bitcoin ha superato i $17.000 per la prima volta da metà dicembre mentre Ethereum ha raggiunto un massimo di oltre tre settimane superando il livello di $1.300 per la prima volta da metà dicembre. Un contesto positivo sia per Piazza Affari, che potrebbe beneficiare di una rotazione verso il comparto azionario “di periferia”, che per la tenuta dei nostro conti pubblici. Ricordiamo che nel 2023, scadranno circa €260 miliardi di Titoli di Stato, da rifinanziare, importo in crescita rispetto all’anno precedente e tra i maggiori degli ultimi anni.
Il tech che verrà
Dopo anni 2 anni di crescita esplosiva per l’industria tecnologica è arrivato il momento di mettersi a dieta. Il segnale lo ha dato Amazon annunciando, alla fine dello scorso anno, un piano di ristrutturazione che coinvolge 18mila dipendenti. Meno del 2% della forza lavoro globale, ma un’inversione di tendenza rispetto al recente passato. Un brusco risveglio dal sogno che il digitale sarebbe stato l’unico modo per sopravvivere alla pandemia. Purtroppo l’ubriacatura del 2020-21 ha spinto molte società tech a sovradimensionarsi ed oggi con la fine del picco pandemico, la necessità di fare fronte alle esigenze di bilancio. L’innovazione digitale sarà fondamentale nei prossimi anni, ma ci sono stati degli eccessi. Si sono svuotate le valutazioni delle società con bilanci in perdita, ed ora, sia gli imprenditori che investitori, guardano con uno sguardo nuovo sia al presente che al futuro ma nella convinzione che nel lungo termine prevarranno le aziende tech. Per questo nel 2023, complice anche lo stato di salute in generale del comparto azionario su cui ha pesato nel 2022 il perdurare di tassi di interesse in aumento, ci sono le condizioni per un recupero sebbene sia improbabile un ritorno ai fasti del periodo pandemico.