Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Il mercato non è, e non deve perciò diventare, di per sé il luogo della sopraffazione del forte sul deboli” (Joseph Ratzinger, alias Papa Benedetto XVI)
I mercati sfidano le banche centrali. Il grande problema dei primi 6 mesi del 2023 è che le banche centrali esagerino con i rialzi dei tassi di interesse. Quanto già fatto nel corso del 2022 sul lato della politica monetaria richiede mesi prima di produrre i propri effetti sull’economia. Se non si ha la pazienza di aspettare, e si insiste nell’aumentare il costo del denaro, le manovre sui tassi anziché curare potrebbero aggravare la situazione. Un termometro importante per misurare l’andamento prospettico dell’inflazione, almeno in Europa, è la quotazione del TTF, ovvero il future sui prezzi del gas naturale sulla Borsa di Amsterdam. Nel corso degli ultimi 12 mesi i prezzi sono passati da un massimo di €342, sino al minimo di €70 fatto segnare nella giornata di ieri (-80% dal picco). Più tempo le quotazioni resteranno intorno o sotto questa soglia, maggiore sarà la pressione verso il basso dell’inflazione nell’eurozona. Proiettandola, nel corso dei prossimi 12 mesi, più verso il 3% rispetto al 5% attuale, sovvertendo le previsioni della Bce. Probabile quindi un rialzo a inizio febbraio di almeno 50bp ma poi le cose potrebbero cambiare.
Torna fiducia tra i manager
Il dato macro più interessante diffuso nella giornata di ieri, è stato quello relativo alla fiducia dei manager delle imprese, misurata dall’indice PMI manifatturiero di S&P Global nella zona euro, rimbalzato nel mese di dicembre. L’indice, pari a 47,8 punti, resta comunque sotto la soglia di 50 che fa da spartiacque tra la crescita e la recessione. La contrazione dell’attività manifatturiera della zona euro si muove comunque nella direzione di superare il picco, mentre le catene di approvvigionamento iniziano a riprendersi e le pressioni inflazionistiche si attenuano. L’esatto contrario della stagflazione, grande spauracchio degli investitori e speranza dei ribassisti che soffiano sul fuoco della recessione. Le valutazioni di molti titoli statunitensi non scontano infatti ancora una congiuntura negativa lascando spazio ad un taglio dei profitti che porterebbero l’indice S&P 500, e di conseguenza le principali Borse mondiali, verso il basso. Il dato di ieri ha spiazzato la speculazione al ribasso favorendo una chiusura molto positiva delle Borse europee (Usa e Paesi anglosassoni chiusi per festività). Oggi riapre Wall Street, ma il dato macro più rilevante è quello delle 14:00 ovvero l’IPC in Germania a dicembre: atteso in calo dello 0,3% su base sequenziale e +9,1% su base annua.
Nel 2023 fatti, non parole per i tech
Dopo avere parlato tanto, nel 2023 Elon Musk potrebbe scegliere il silenzio per concentrarsi nelle sue aziende. Tra l’altro, nella classifica dei ricchissimi, è stato superato da Bernard Arnault, proprietario del gruppo LVMH. Nel 2022 il lusso ha battuto nettamente la tecnologia, nonostante la Cina sia rimasta bloccata, nel suo sviluppo e quindi le spese personali dei suoi paperoni. Troppi gossip, opinioni personali non richieste che hanno inciso sulla performance dei titoli del suo “impero”: Tesla ha lasciato sul terreno il 70% nel corso degli ultimi 12 mesi. Più fatti e meno parole, come piace a Integrae Sim, è il mantra che dovrebbe seguire il geniale leader di Tesla e Twitter a cui non mancano le qualità per progettare in modo concreto il futuro. In questa prospettiva buone notizie in arrivo per tutto il settore della tecnologia, che nell’anno in corso potrebbe avvantaggiarsi, sul piano valutativo, anche della frenata al rialzo dei tassi di interesse.