Il punto sul mercato di Integrae SIM
“Non si può fermare il vento con le mani” (Seneca)
I falchi vincono sulle colombe, per ora. La Banca Centrale Europea (Bce) ha deciso di seguire Bank of England (tassi ai massimi del 2008) e Federal Reserve (Fed) aumentando i tassi d’interesse di 50 punti base, che ora si attestano rispettivamente al 2,50%, 2,75% e 2,00% per le operazioni di rifinanziamento principali, i rifinanziamenti marginali e sui depositi. In scia alla “consistente revisione al rialzo delle prospettive di inflazione”, si legge nel comunicato stampa diffuso dopo il meeting, la banca prevede “ulteriori incrementi” per mantenere i tassi “su livelli restrittivi” che “freneranno la domanda” e metteranno “al riparo dal rischio di un persistente incremento delle aspettative di inflazione“. Una doccia fredda sui mercati che si speravano in un atteggiamento meno falco da parte di Christine Lagarde, almeno a parole, ma essendo la Bce in ritardo rispetto alla Fed nella politica monetaria, e con l’inflazione in Europa ancora sopra il 10%, non ci si poteva aspettare di meglio. La Bce teme l’incertezza geopolitica, e fissa l’inflazione all’8,4% nel 2022 (3,9% la parte core), che scenderà al 6,3% nel 2023 e infine al 2,3% (2,4% la parte core) nel 2025. Target che tengono conto anche della recessione in Europa, attesa breve e non particolarmente profonda: Pil visto a +0,25% nel prossimo anno. Si allontana quindi l’atteso rally di fine anno. Milano chiude in ribasso di oltre il 3%, Borse Usa sotto il 2%. Mancano però ancora 2 settimane alla fine dell’anno e tutto può cambiare improvvisamente.
Italia controvento
Grazie alle piccole e medie imprese la nostra economia ha performato, nel 2022, nettamente meglio sia di Germania che Usa. Nel terzo trimestre il Pil ha fatto segnare un rialzo dello 0,5%, portando la crescita aquisita nell’anno al +3,3%, con la prospettiva di chiudere l’anno a +4%. Superate tutte le previsioni delle principali società di ricerca internazionali. E se così sarà, allora il Pil italiano crescerà più di quello mondiale atteso a +3,1%. Export a livelli record (€520 miliardi, un terzo del Pil) e ordinativi dell’industria che hanno tenuto. L’industria italiana non rimbalza, ma cresce, veramente: da 7 trimestri consecutivi, mai accaduto prima. Nel Paese esiste, da alcuni anni, un nucleo di imprese manifatturiere, mai le stesse, che crescono a tassi strepitosi. Delle gemme industriali che Nomisma definisce: “controvento”. La forza della nostra economia inizia a diventare strutturale, il risultato degli investimenti fatti negli anni precedenti che con lo scoppio della pandemia hanno iniziato a dare i propri frutti. Stupisce anche come il motore del Paese non sia solo basato nel Nord-Est (Emilia Romagna in testa) ma iniziano ad esserci storie di crescita fuori dal comune anche nel Mezzogiorno. Bene farmaceutica, imballaggi, nautica, cosmesi, automotive. Le aspettiamo in Borsa.
Buona la prima
Ieri ha debuttato nel listino Euronext Growth Milan una nuova matricola: Saccheria Franceschetti, azienda attiva nel settore tessile nel mercato degli imballaggi in rafia di polipropilene quali sacchi, sacconi Big Bags e imballaggi flessibili di elevata qualità. Nel primo giorno di negoziazione ha chiuso facendo segnare un rialzo superiore al 50%. L’algoritmo di questo successo? Lo ha spiegato Luigi Wilmo Franceschetti in occasione della cerimonia di quotazione: “uno più uno, nella nostra azienda, fa tre”. Non si tratta di una forma di contabilità creativa ma la somma di tradizione, innovazione, passione e lavoro che tiene uniti una trentina di dipendenti, guidati da una famiglia alla terza generazione. Integrae Sim, è quindi orgogliosa di avere agito come Euronext Growth Advisor (EGA) e Global Goodinator, portando a 9 le Ipo da inizio anno e a 79 le quotazioni nel corso degli ultimi 13 anni. Domani sarà il turno di Impianti, una nuova matricola, che porterà l’asticella delle società ammesse su EGM a poco meno di 190, e a 10 le operazioni coordinate da Integrae. La small cap si confermano quindi come linfa vitale del nostro mercato dei capitali, in grado di offrire, nel lungo periodo, un rendimento extra agli investitori, rispetto alle società a maggiore capitalizzazione.