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Insights 2 Dic 2022

Il punto sul mercato di Integrae SIM

“All we are saying is give peace a chance” (John Lennon)

La pace è vicina? Parrebbe di si dopo l’incontro tra tra Macron e Biden che hanno annunciato una conferenza di pace di Parigi il 13 dicembre. All’appello non ha per ora risposto Vladimir Putin, che quasi sicuramente non sarà presente, ma potrebbe inviare, in segno di distensione, il ministro degli esteri Lavrov, che ha già fatto delle aperture su una soluzione diplomatica del conflitto. Nel frattempo a Wall Street il rally innescato dalle parole di Jerome Powell sui tassi di interesse si è già esaurito. Il rendimento del bond decennale è sceso sotto il 3,6%, il dollaro è ai minimi dello scorso agosto, mentre il vix, l’indice della paura, è arrivato a quota 20, soglia che non ha mai portato molto bene all’azionario. In ogni caso, dopo Powell il mercato inizia a scontare un picco dei tassi inferiore al 5%, mentre gli ultrafalchi si erano pronunciati per un obiettivo anche del 7%. Dopotutto il mercato del lavoro continua ad essere forte, con sussidi di disoccupazione scesi più del previsto. Oggi pomeriggio in Usa molta attenzione quindi alle buste paga del settore non agricolo e al tasso di disoccupazione a novembre. Ci sono poi le spese personali e i redditi personali sui massimi, mentre il tasso di risparmio è sceso ai sui minimi dal 2005. L’inflazione quindi continua a pesare sulle tasche degli americani. Qualche segnale di incertezza arriva anche dal mercato immobiliare: Blakstone ha annunciato di avere deciso di limitare i riscatti del proprio fondo immobiliare (titolo -7% in Borsa).

Il bilancio tiene

Mentre la Legge di Bilancio in Italia ha appena iniziato il proprio cammino in Parlamento, tra non pochi ostacoli (ma è sempre così), nel mese di novembre il saldo del settore statale si è chiuso, in via provvisoria, con un fabbisogno di €1,4 miliardi, in netto miglioramento di circa €8,4 miliardi, rispetto allo stesso mese dello scorso anno (-€9,7 miliardi). Nei primi undici mesi dell’anno 2022 il deficit è stato così pari a circa €63,5 miliardi, in miglioramento di circa €39,5 miliardi rispetto a quello del novembre 2021 quando aveva superato la soglia dei €100 miliardi. Una facile comparazione con un anno in cui lo Stato spendeva per aiutare famiglie e imprese colpite dalla crisi, e grazie il contributo “straordinario” di €10 miliardi previsto dal Recovery Fund. Attenzione però, nonostante il calo del deficit, la spesa per interessi sui Titoli di Stato è di circa €220 milioni superiore allo stesso mese dell’anno scorso, mostrando tutta la fragilità dei nostri conti pubblici di fronte a un repentino aumento dei tassi di interesse.

Un tetto ai russi?

Sarebbe stato trovato un accordo per fissare un tetto al prezzo del petrolio russo. La soglia, indicata a $60 (oggi tratta a circa $70) prevede inoltre la possibilità di mantenerlo del 5% sotto il prezzo di mercato sulla base dei dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. Ricordiamo che il tetto al prezzo del petrolio russo trasportato via mare, è stato proposto dal G7 per limitare gli introiti di Mosca derivanti dalle esportazioni di greggio, e quindi la capacità del Paese di sostenere finanziariamente l’invasione dell’Ucraina, evitando al contempo uno shock globale dell’offerta. Ma la Russia ha già fatto sapere si rifiuterà di vendere anche una sola goccia di greggio, ai Paesi che aderiranno alla proposta del tetto. Affari d’oro quindi per il mercato nero o parallelo, considerato che non possiamo fare a meno delle forniture della Russia, che tra l’altro hanno in Italia un’importante piattaforma di raffinazione (Priolo in Sicilia). Lo shock energetico resta quindi il principale punto debole della politica europea che, nonostante gli impegni sul fronte della transizione energetica, resta troppo dipendente dalle fonti fossili, in buona parte nelle mani di Paesi poco affidabili dal punto di vista geopolitico.