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Insights 28 Nov 2022

Il punto sul mercato di Integrae SIM

La natura ci ha donato, e ci sta donando. Adesso tocca a noi a salvarla dal disastro imminente” (Aran Cosentino)

Settimana ricca di dati macroeconomici quella che sta per iniziare. Tappa di avvicinamento importante alle riunioni di Fed e Bce calendarizzate a metà dicembre da cui potrebbero arrivare indicazioni importanti sull’orientamento della politica monetaria nel 2023 e sulla prospettica di un rally natalizio per i mercati finanziari mondiali. Osservata speciale Piazza Affari che con il +15% nel corso dell’ultimo mese, ha riavvicinato la parità da inizio anno (-9% da gennaio, dopo avere toccato un -20%). Oggi alle 15:00 atteso il discorso della governatrice Christine Lagarde, mentre in serata in Usa, alle 18 ora italiana, interverranno due componenti del Fomc ovvero Bullard e Williams, il primo considerato un ultrafalco. Alle 14:00 di domani invece sarà diffuso l’indice dei prezzi al consumo a novembre in Germania, atteso a +10,3%, in leggero calo sulla rilevazione precedente (+10,4%), mentre in Usa alle 16:00 è il momento del rapporto sulla fiducia dei consumatori a novembre. Mercoledì, sempre in Germania, alle 09:55 la variazione della disoccupazione, alle 11:00 l’indice dei prezzi al consumo nell’area Euro, mentre in Usa alle 14:15 si inizia con la variazione dell’occupazione non agricola a novembre e pochi minuti dopo il PIL nel terzo trimestre atteso a +2,7% rispetto al +2,6% della rilevazione precedente. Infine giovedì alle 14:30 in Usa l’indice prezzi spese personali principali a ottobre, e alle 16:00 l’Indice ISM dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero a novembre.

L’inflazione non fa primavera

I dati retrospettivi, come la crescita del PIL reale e la produzione industriale, continuano a dimostrare resistenza nonostante il forte shock energetico subito dall’Europa all’inizio del 2022. Tuttavia, i PMI manifatturieri dell’area indicano che le prospettive economiche si stanno rapidamente deteriorando. La fiducia dei consumatori, che di solito si muove insieme al PMI, è scesa a livelli senza precedenti. Ciò implica che l’indebolimento della domanda, dovuto alla riduzione dei redditi disponibili, non si riflette ancora nelle rilevazioni statistiche. Il rapido calo dei redditi disponibili e il recente forte inasprimento degli standard di credito per famiglie e imprese indicano che la stretta monetaria della Bce si rifletterà sull’economia reale solo all’inizio del 2023. E’ quindi probabile che la Bce continuerà ad aumentare i tassi di interesse durante la recessione, ma lo farà in misura inferiore a quanto previsto dai mercati. Questa l’opinione di Tomasz Wieladek, Chief European Economist, T. Rowe Price che si aspetta inoltre che Francoforte interromperà gli aumenti a febbraio o marzo 2023, con un picco del tasso sui depositi del 2,25%-2,5%, significativamente inferiore ai prezzi di mercato e alle aspettative del consenso. In questa ipotesi, l’orizzonte per le Borse è tutt’altro che negativo.

Allarme Bankitalia

La perdurante instabilità geopolitica, i rincari dei prezzi per il caro energia e le peggiori prospettive di crescita sul 2023 hanno determinato un incremento dei rischi per la stabilità in Italia, come nel resto dell’area euro. Lo riporta la Banca d’Italia nel suo ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria che viene pubblicato semestralmente. Secondo l’Autorità: “i rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati anche in Italia, sebbene il sistema bancario, le famiglie e le imprese siano nell’insieme più solidi rispetto a passati episodi di turbolenza”. Per gli istituti di credito, le più deboli condizioni macroeconomiche, l’inflazione e l’aumento dei tassi “potranno avere nei prossimi mesi conseguenze rilevanti per i bilanci bancari“. Non stupisce quindi che sia in corso, da parte di Bankitalia, una moral suasion sui vertici dei gruppi creditizi per non essere troppo generosi con i propri azionisti in occasione della prossima primavera quando verranno distribuiti gli utili 2022, che per alcuni istituti dovrebbero fare segnare nuovi record (Unicredit ad esempio). Ipotesi che raffredderebbe il rialzo dei titoli del settore con ricadute negative su Piazza Affari, in una fase in cui invece gli investitori sono a caccia di segnali per credere nel rally di fine anno, e un primo trimestre 2023 positivo per l’azionario.