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Insights 22 Dic 2021

Il punto sul mercato di Antonio Tognoli

Non v’è un mezzo per accontentare quelli che vogliono sapere il perché dei perché. (G.W. Leibniz).

PIL USA del 3Q alle 14:30 (stima 2,1% contro 6,7% del 2Q) e alle 16:00 la fiducia dei consumatori (MoM) di dicembre (stima 110,2 contro 109,5 di novembre). Dati significativi ma che non dovrebbero sconvolgere più di tanto i mercati che oramai hanno digerito la strategia delle banche centrali. Facciamo un veloce riassunto. La FED ha raddoppiato il ritmo del tapering, con gli acquisti netti di asset che ora dovrebbero terminare a metà marzo, segnalando nel contempo un numero di rialzi dei tassi nel triennio 2022-2024 maggiore rispetto alla guidance precedente. Gli analisti si aspettano tre aumenti di 25 pb l’anno prossimo (noi stimiamo due), poi tre aumenti nel 2023 e due aumenti nel 2024. La proiezione mediana della FED per il livello target dei Fed funds entro la fine del 2024 è ora del 2%.

La maggiore aggressività della FED è basata su una crescita dei prezzi più alta e una economia più forte di quanto precedentemente previsto e un più rapido miglioramento del mercato del lavoro rispetto alle previsioni che ha condotto ad un aumento per certi versi imprevisto dei salari. La BCE invece aspetterà presumibilmente la primavera del 2024 per cominciare ad alzare i tassi dopo che avrà iniziato a ridurre gli acquisti di titoli nel quarto trimestre del 2023. Riteniamo che il differenziale dei tassi overnight tra dollaro ed euro che attualmente è a circa 50bps, possa raggiungere a fine 2023 il 2.5% e ridursi nel 2024 quando anche la BCE inizierà ad alzare i tassi.

Questo scenario ha consentito al dollaro l’inizio di un rafforzamento sull’euro che crediamo continuerà nel corso del 2022 e portarsi nell’intorno di 1.05/1.07, livello peraltro toccato alla fine del 2016. Con i tassi in crescita e il dollaro in rafforzamento, potrebbe essere vantaggioso investire in Treasury e obbligazioni corporate con bassa duration ed elevato rating. Da evitare al momento un investimento sulla parte lunga della curva (7anni -10anni) che potrebbe essere danneggiata dalla volatilità dei rendimenti a lungo termine indotta dalle aspettative di aumento dei tassi.

Per quanto riguarda i mercati azionari, ci aspettiamo un aumento della volatilità indotta dagli effetti visibili della variante omicron già a cominciare dalla prossime settimane. Volatilità che, in un mercato anestetizzato da politiche monetarie ultra accomodanti e dalla crescita degli utili 2021, potrebbe stornare. Riteniamo tuttavia che il rischio rimanga contenuto, considerata l’abbondante liquidità tutt’ora presente sui mercati. Nessuno si aspetta le ottime performance viste nel 2021 ma una crescita più contenuta intervallata da veloci storni, tipici in un mercato volatile, all’interno di un trend che rimane positivo.