Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
La fiducia torna poco alla volta, la paura è istantanea (W. Buffet).
Indice di fiducia tedesco di dicembre in uscita oggi alle 10 (stima 95,4 punti contro 96,5 di novembre) e prezzi al consumo Europei YoY di novembre alle 11 (stime 4,9% invariato rispetto ad ottobre). Ieri è toccato alla Lagarde tracciare lo scenario macroeconomico entro il quale si muoverà la politica monetaria nei prossimi mesi. In sostanza la BCE ha confermato la forward guidance annunciando, come era nelle attese, la scadenza del Pepp al 31 marzo prossimo e decidendo allo stesso tempo di allungarne almeno fino al 2024 l’orizzonte temporale dei reinvestimenti. La Lagarde ha tenuto a sottolineare che il comportamento della BCE sarà guidato dalla flessibilità e opzionalità. Che significa che potrebbero anche essere ripresi gli acquisti netti nell’ambito Pepp per contrastare gli effetti negativi di eventuali nuove varianti pandemiche. Parallelamente alla chiusura del Pepp, la BCE aumenterà gli acquisti in ambito App di 40 e 30 miliardi al mese nel secondo e terzo trimestre del 2022.
Politica monetaria che rimane dunque accomodante ma flessibile al fine di favorire la crescita economica. Non che la BCE sottostimi gli impatti inflattivi, esattamente il contrario, visto la guidance dell’inflazione è stata alzata rispetto al settembre scorso. E’ conscia che un aumento dei prezzi comprime i redditi reali e per questa via riduce la spinta della crescita economica, cosa che potrebbe rivelarsi non del tutto sgradita visto che la flessione dei consumi aiuterebbe il graduale cammino del PIL dal livello attuale del 5-6% (chiaramente non sostenibile), verso il suo potenziale (2-2,5%). Ma è altrettanto decisa nel dichiarare che affinché l’inflazione torni nell’intorno dell’obiettivo fissato quando i tassi di interesse sono vicini al limite inferiore effettivo, occorra essere persistenti nella politica monetaria accomodante. Non occorre infatti precipitarsi ad inasprire prematuramente la politica monetaria di fronte a shock inflazionistici transitori o guidati dall’offerta: le misure restrittive avrebbero probabilmente effetto sull’economia solo quando lo shock sarà passato.
Con questo scenario, quali potrebbero essere i settori sui quali investire? La domanda di beni e servizi molto forte in uscita dalla pandemia ha permesso a molte aziende di aumentare i prezzi per compensare l’aumento dei costi. La riduzione delle aspettative inflattive dovrebbe permettere loro di aumentare in modo significativo i profitti, che nell’Eurozona stimiamo possano crescere il prossimo anno di circa il 40%. Questo, nonostante la pandemia abbia portato ad una riconfigurazione delle catene di approvvigionamento che potrebbe portare a costi più elevati: le aziende cercano fornitori più vicini geograficamente, ma che potrebbero non essere così efficienti.
L’Europa è ben posizionata per beneficiare della riorganizzazione delle catene di approvvigionamento, in particolare nel settore dei beni capitali e in quello tecnologico. Tra i leader di quest’ultimo settore, spiccano le aziende europee di attrezzature per semiconduttori che stanno sperimentando un’impennata della domanda, mentre il mondo si digitalizza e i produttori di chip costruiscono capacità extra. Riteniamo inoltre che i titoli finanziari e soprattutto quelli bancari, possano beneficiare della ripresa dell’inflazione e dei tassi in tendenziale aumento. I titoli legati ai consumi potrebbero invece rivelarsi vulnerabili qualora gli aumenti salariali non riuscissero a compensare l’inflazione più alta (difficile valutare il ruolo del risparmio nel mantenimento dei consumi).
Riteniamo che la forza dei mercati azionari europei possa continuare anche nella prima parte del 2022, che potrebbero inoltre beneficiare di fusioni e/o acquisizioni che aggiungerebbero ulteriore benzina. Lo scenario comporta dei rischi? Ovviamente si, come è normale che sia. I rischi sono quelli dell’inflazione e dall’azione (o inazione) della BCE che potrebbero aumentare nel corso del 2022. Da non sottovalutare anche i rischi geopolitici: le tensioni tra Stati Uniti e Cina potrebbero riaccendersi e la crisi dei migranti al confine tra Bielorussia e Unione Europea potrebbe inasprirsi con conseguenze inaspettate. Le valutazioni dei mercati azionari hanno raggiunto livelli elevati e uno shock geopolitico potrebbe facilmente essere l’innesco di una flessione. Vedremo. Le banche europee e in particolare gran parte di quelle italiane, sono in buona salute per affrontare un contesto che potrebbe diventare più difficile. Nonostante le azioni dell’Eurozona abbiano avuto una performance molto positiva rispetto ai minimi della primavera 2020, riteniamo che i mercati azionari Europei (e quello italiano in particolare) possano emergere come vincitori relativi in quello che probabilmente si rivelerà un anno in generale più difficile di quello che sta finendo.
-
Tognoli
Torna a Tognoli