Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
Una nave è al sicuro nel porto, ma non è per questo che le navi sono fatte (W. Shedd).
Sono diversi i dati USA in uscita oggi, oltre al discorso di Powell in chiusura dell’ultimo meeting dell’anno. Tra i più importanti ricordiamo le vendite al dettaglio MoM di novembre (stima 0,8% contro 1,7% di ottobre), le scorte dell’industria MoM di ottobre (stima 1,1% contro 0,7% di settembre) e le scorte di petrolio settimanali. Se ormai gran parte degli analisti da per scontato una FED più falco rispetto al passato, quale sarà la politica monetaria della BCE? Le misure di sostengo varate durante la fase acuta della pandemia (Pepp) termineranno, come previsto, a marzo 2022. Dovrebbe però aumentare altrettanto gradualmente il programma App, almeno per un periodo aggiuntivo di 9-12 mesi, per una capacità aggiuntiva fino a 240 miliardi. Nel meeting di giovedì 16, la Lagarde dovrebbe annunciare ufficialmente la calibrazione degli acquisti con le aspettative che indicano una BCE più flessibile e colomba della FED.
Ovviamente la BCE è consapevole delle preoccupazioni create dall’aumento dei prezzi, ma non considera come probabile un aumento dei tassi (come ha ribadito la Lagarde) nel 2022, aspettandosi un calo dell’inflazione sotto il 2%. E questo grazie alla riduzione della crescita del PIL verso il suo potenziale (2-2,5%), che dovrebbe consentire il rasserenarsi delle strozzature dell’offerta e la graduale riduzione del prezzo dell’energia. Diversamente dagli USA poi, in Europa non si vedono significative pressioni salariali che potrebbero innescare la pericolosa spirale salari/inflazione.
Un prematuro inasprimento delle condizioni di finanziamento non è infatti auspicabile in un momento in cui il potere d’acquisto risulta già schiacciato dall’aumento delle bollette dell’energia e del carburante e rappresenterebbe un ingiustificato vento contrario per la ripresa.
Dunque, una FED falco e una BCE colomba che inevitabilmente ci portano a considerare i mercati Europei meno rischiosi in questa fase rispetto al mercato americano. I rischi che vediamo in questo scenario sono le difficoltà, tutte europee, di trasformare il capitale disponibile in opportunità di business (sarà cruciale seguire gli investimenti di 806,9 miliardi a prezzi correnti del NextGenerationEU). Infatti, degli oltre 5.800 miliardi di euro di liquidità riversata sul mercato, la gran parte non si è trasformata in investimenti di beni e servizi, a differenza degli USA la cui capacità di innovazione di prodotti e processi è fortemente aumentata negli ultimi 10 anni grazie alla leadership nel settore della tecnologia
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