Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
Il bello dell’oro è che adora le brutte notizie. (J. Updike)
Una delle cose che la pandemia ci avrà lasciato quando finalmente il virus ci abbandonerà, sarà la forte sensazione di incertezza. A tutti i livelli, compreso quello finanziario. Maggiore è l’incertezza percepita e maggiore è la ricerca di investimenti che offrano un grado di rischio prossimo allo zero. Tra questi, la scelta degli investitori negli anni di pandemia è caduta sull’oro, da sempre considerato bene rifugio. Giusto per capirci, i beni rifugio sono quelli che garantiscono protezione e sicurezza nei periodi di forti criticità finanziarie nazionali e internazionali. L’investimento non ha quindi fine speculativo, ma di protezione dei propri risparmi di fronte a forti oscillazioni di mercato, inflazione o instabilità economica, poiché si presume che mantenga il suo valore anche nei momenti economici più difficili. La domanda: quale sarà l’andamento del prezzo dell’oro nei prossimi anni? Cominciamo con il dire che essendo un bene fisico, una contrazione delle produzione a domanda invariata farebbe ovviamente schizzare il prezzo. Nel breve periodo, tuttavia, è arduo capire quale possa essere l’andamento del prezzo di un bene che mostra cicli di circa 15 anni. Anche alla luce di una pandemia che ha spazzato via in solo colpo tutte le previsioni.
In questo quadro, ci sono comunque delle certezze. La prima: fintanto che il numero dei contagi continuerà a crescere e il virus non ci avrà definitivamente lasciato, l’incertezza generale e sui mercati finanziari non consentirà una flessione della produzione per effetto della domanda che rimarrà elevata. La seconda: i dati di inflazione emersi negli ultimi mesi, indicano che il rialzo dei prezzi delle materie prime, dell’energia e dei salari è sempre meno transitorio e sempre più strutturale. Questo, unito alla debolezza del dollaro, potrebbe contribuire ad un ulteriore rialzo del prezzo dell’oro, storicamente visto proprio come copertura contro l’inflazione. La terza: il tapering tende a deprimere i prezzi dell’oro e come sappiamo dall’esame delle minute della FED i membri hanno discusso di ridurre il piano di acquisti di US 15 miliardi al mese generando aspettative negative sull’andamento del prezzo.
Gli ultimi mesi hanno in realtà dimostrato che, rispetto alle altre materie prime, l’oro ha mostrato una notevole resilienza assorbendo un dollaro più forte e un picco dei rendimenti senza troppi problemi. Riteniamo questo un primo timido segnale che porta gli investitori a considerare l’oro non più solo come bene rifugio ma soprattutto come bene di investimento. In questo rinnovato paradigma, il prezzo dell’oro sembra dunque destinato a continuare la propria crescita di lungo periodo.
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