Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
È recessione quando il tuo vicino perde il lavoro; è depressione quando lo perdi tu (H. Truman).
Fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di maggio in uscita oggi alle 16:00 (stima 59,1 punti contro 65,2 di aprile).
Manca ancora un mese alla fine del semestre e credo che occorra cominciare a chiedersi che mercato sarà nei mesi che ci separano alla fine dell’anno. Iniziamo con il delineare il quadro attuale. Le economie del mondo sono da tempo sotto scacco (senza la possibilità di arrocco), strette dalla guerra tra Russia e Ucraina, l’aumento dei tassi di interesse, il Covid che non vuole mollare la presa e che continua a disturbare le catene di approvvigionamento (leggi Cina). Il risultato sui mercati finanziari è una crescita della volatilità (rischio) e il suo permanere su livelli mediamente più elevati rispetto alla media storica.
Con questo scenario e sapendo che i tassi di interesse USA sono prossimi ad un significativo aumento (il mercato prezza un picco della FED intorno al 3,25% – 3,50%, mentre i tassi forward a lunga scadenza sono molto più bassi) riteniamo corretto mantenere una duration corta, con un occhio però alla possibilità di un aumento marginale in modo del tutto opportunistico. Stesso discorso per l’Europa, dove i rendimenti hanno ancora uno spazio di upside, soprattutto se l’inflazione core dovesse rimanere elevata. Il nostro scenario base sia per gli USA che per l’Europa, prevede una riduzione della crescita economica indotta dal minore reddito reale disponibile e dai crescenti tassi di interesse. E’ quindi probabile che l’aumento dei rendimenti obbligazionari sia destinato a rallentare e anche in modo rapido.
Siamo invece conviti che in questo momento le azioni possano ancora rappresentare una buona opportunità di rischio / rendimento, nonostante le previsioni dei tassi reali convergano verso lo zero dopo essere stati a lungo negativi. Non è che le azioni siano esenti dal rallentamento globale in corso e dall’opera di aumento dei tassi delle banche centrali. Entrambi infatti giocano a sfavore di un aumento degli utili. Si tratta di allocare in modo opportuno gli investimenti diminuendo per esempio il peso dei ciclici e aumentando quello dei difensivi (il ciclo rallenta), aumentando i titoli value a discapito di quelli growth (i tassi in interesse aumentano) attraverso un approccio bottom up. Tentando di bilanciare le due strategie, siamo convinti che debbano essere sovrappesati i titoli legati all’energia, le assicurazioni, i materiali, i beni durevoli, gli alimentari e quelli relativi alla cura delle persona. Riteniamo che debbano invece essere sottopesati i media, le società produttrici di hardware, le telecomunicazioni non diversificate e i finanziari diversificati.
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