Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
La sconfitta è all’origine della vittoria (Proverbio Giapponese).
Non ci sono state sorprese, come era nelle attese. La BCE non è diventata più falco nonostante l’inflazione abbia toccato il 7,5% ovvero quasi 4 volte l’obiettivo di medio termine simmetrico del 2%. Tassi di interesse invariati dunque che rimangono pari a zero sulle operazioni di rifinanziamento principali, 0,25% sulle operazioni di rifinanziamento marginale e -0,50% sui depositi presso la banca centrale stessa. La BCE si è riservata di mantenere flessibilità operativa, riservandosi l’opzione di un rialzo “un po’ dopo” la conclusione degli acquisti netti nell’ambito APP. Rialzo che sarà inoltre graduale.
Nessuna sorpresa anche per quanto riguarda la riduzione degli stimoli monetari (che a marzo era stata accelerata) che quindi rimangono pari a 40 miliardi di euro in aprile, 30 miliardi a maggio e 20 miliardi a giugno.
Il fine tuning della politica monetaria del terzo trimestre dipenderà dalle prospettive, ovvero le decisioni dipenderanno dai dati. Il consiglio dei governatori è infatti pronto a rivedere le sue decisioni in termini di scadenze e di volume usando tuttavia la massima condizionalità di fronte alla forte instabilità attuale. Da non dimenticare che tutti titoli acquistati dalla BCE nell’ambito dei diversi programmi, alla scadenza verranno rinnovati. Esattamente come a marzo quindi, le decisioni di politica monetaria saranno la logica conseguenza della flessibilità; decisioni che dovrebbero consentire di ridurre l’inflazione, sostenere l’attività economica, la fiducia e il commercio.
Per quanto riguarda le decisioni di investimento e se la liquidità lo permette, crediamo che un investimento – a medio termine – debba privilegiare le società che possono aumentare i prezzi a fonte di una crescita dei costi di produzione (ovvero quello che producono cassa e hanno una redditività superiore a quella media del proprio settore).
Per quanto riguarda invece i bond, le opportunità di trovare rendimenti reali positivi sono limitate, a meno di forti cali dell’inflazione o dell’assunzione di un livello di rischio elevato. I titoli protetti dall’inflazione rappresentano una garanzia contro il fallimento nel contenere l’inflazione. Se quest’ultima dovesse rimanere alta gli investitori potrebbero anche guardare a strategie alternative, come per esempio gli hedge fund, per proteggersi dall’aumento dei tassi e dall’ampliamento degli spread.
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Tognoli
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