Il punto sul mercato di Antonio Tognoli 06.10.2021
Art. 47 della Costituzione Italiana: La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito.
Secondo il progetto di Fratianni e Savona, i risparmiatori, in cerca della massima garanzia e tutela dei loro soldi, sposterebbero su basi volontarie i loro depositi (in particolare quelli utilizzati come mezzo di pagamento formalmente garantiti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, cioè quelli fino ad un massimo di 100mila euro) presso una nuova istituzione statale, la Banca-Moneta. Quest’ultima custodirebbe i depositi in maniera completamente sicura grazie alla loro copertura integrale e al loro inserimento nella catena telematica blockchain attivabile da parte dei titolari per effettuare pagamenti con un click del telefonino o con il mouse del computer.
La banca-moneta finanzia con i depositi garantibili, gli acquisti di titoli di stato. La banca-moneta diventa un acquirente fisso di debito pubblico. Nel tempo lo stock di debito detenuto dalla banca-moneta cresce in virtù del fatto che la domanda di moneta è sensibile al reddito. Il debito pubblico diventa meno pesante per l’economia perché lo stock di debito detenuto dalla banca-moneta non è sensibile al tasso di interesse, in virtù della caratteristica di cliente “fisso”. In sintesi e contabilmente, il debito non diminuisce ma la proposta ha come beneficio collaterale una importante riduzione della componente “interest-rate sensitive” del debito pubblico”.
Quale sarebbe in conclusione il risultato di questa operazione? Secondo le stime di Fratianni e Savona, qualora l’intera massa di depositi garantibili si spostasse sulla banca-moneta – processo questo molto probabile perché i risparmi sarebbero così perfettamente tutelati e i depositi meno costosi – la quota di debito pubblico negoziata sul mercato finanziario, e quindi soggetto alle incertezze e alle speculazioni caratteristiche di questo mercato, si ridurrebbe di circa 800/1000 mld, riducendo quindi il rapporto con il PIL.
Questo progetto sfrutta il fatto che la ricchezza del paese è circa sei volte il PIL e che i mezzi di pagamento ne sono parte integrante; quindi è possibile garantire (e nazionalizzare) il debito grazie alla notevole somma costituita dai depositi bancari. Ma non solo: secondo i proponenti, i risparmiatori sarebbero i maggiori beneficiari, e anche le banche e l’economia reale godrebbero di alcuni importanti benefici.
Nella situazione attuale, varrebbe la pena di approfondire la questione.
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