Il punto sul mercato di Antonio Tognoli
L’umanità deve mettere fine alle guerra, o la guerra metterà fine all’umanità (J.F. Kennedy).
PIL della Germania del 4Q in uscita oggi alle 8:00 (stima -0,7% contro 1,7% del 3Q), ordini di beni durevoli USA di gennaio alle 14:30 (stima 0,7% contro -0,9% di dicembre) e fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan di febbraio alle 16:00 (stima 61,7 punti conto 67,2 di gennaio). Inutile parlare di dati, chiaro che le borse sono guidate dalla guerra in Ucraina.
Tutte le guerre sono combattute per denaro, diceva Socrate: al di la delle ragioni geo-politiche, anche quelle economiche appaiono rilevanti: l’Ucraina è per esempio il primo paese Europeo per riserve di Uranio e il secondo per quelle di titanio e manganese. Ma è anche un grande paese agricolo che vanta il primo posto in Europa per superficie a seminativo e nelle esportazioni di olio di girasole. E inoltre un paese fortemente industrializzato: è al primo posto in Europa per la produzione di ammoniaca e possiede il quarto sistema di gasdotti naturale più grande del vecchio continente (142 miliardi di metri cubi di capacità di flusso nella UE). E’ quindi evidente e chiaro a tutti il motivo per il quale i territori dell’Ucraina sono così contesi, al di la di tutte le considerazioni più o meno politiche (pecunia non olet).
La Russia ha da rimetterci moltissimo da questo attacco. L’impatto delle sanzioni contro Mosca che fino a ieri erano molto blande, potrebbero ora decisamente inasprirsi fino ad arrivare a bloccare l’accesso delle banche Russe ai mercati finanziari Europei. Dall’altra parte, le ripercussioni sulla crescita economica dell’Europa potrebbero invece vanificare gli sforzi fatti per uscire dalla pandemia e bruciare i circa 800 miliardi di euro di investimenti previsti dal NextGenerationEU. Basti pensare che il 30% e il 35% dell’import Europeo di petrolio e gas arriva dalla Russia. Anche i costi per la Russia sono proibitivi. Intanto una invasione totale sarebbe insostenibile per Mosca, mentre per esempio un’occupazione limitata all’est dell’Ucraina si concluderebbe in poche settimane, ma con costi umani ed economici altissimi (le stime ipotizzano 25mila caduti fra i soldati ucraini e 50mila decessi fra i civili). La grossa concentrazione di forze russe, ammassate a nord, est e sud dell’Ucraina va infatti contro ogni logica prodromica ad una invasione totale. La dislocazione delle truppe è infatti estremamente vulnerabile ai colpi dell’aviazione e dell’artiglieria nemica. Sarebbe stato più usuale invece disperdere le forze, per ridurre i rischi e gli obiettivi potenziali. Inoltre i 150 mila uomini al confine sono totalmente inadeguati per un’operazione militare di invasione totale dell’Ucraina. Basterebbero solo per annettere i territori ad est del fiume Dniepr, dove è forte la presenza di popolazioni russofone e la resistenza sarebbe debole. Mosca ha poi problemi logistici. Non può sostenere un’offensiva prolungata che vada oltre i 100-150 chilometri di distanza. Non ha abbastanza camion e mancherebbero presto viveri e munizioni alle unità più lontane. I danni economici della guerra sarebbero incalcolabili: la perdita della Crimea e di parte del Donbass è già costata a Kiev più di 100 miliardi di dollari. Meglio tornare a negoziare per buona pace di tutti.
Nonostante l’attacco, sono quindi ancora fermamente convinto che esistono spazi per diverse soluzioni diplomatiche. In particolare:
- l’Occidente potrebbe convincere Putin a fare marcia indietro, consentendogli di rivendicare una vittoria quanto meno diplomatica;
- La NATO e la Russia potrebbero concordare un nuovo accordo sulla sicurezza. Gli Stati Uniti e la NATO hanno già accettato che si possa trovare un terreno comune su questioni di sicurezza europee più ampie, come per esempio una ripresa degli accordi scaduti sul controllo degli armamenti per ridurre il numero di missili da entrambe le parti e maggiore cooperazione;
- Ucraina e Russia potrebbero rilanciare gli Accordi di Minsk negoziati nel 2014 e nel 2015 ma poi miseramente falliti. A seguito della sua visita il presidente francese ha peraltro affermato che Minsk è l’unico percorso che consenta di costruire la pace;
- L’Ucraina potrebbe diventare neutrale, come la Finlandia durante la guerra fredda. L’Ucraina potrebbe restare uno stato indipendente, sovrano e democratico e soprattutto fuori dalla NATO;
- L’ipotesi più probabile al momento appare quelle che vede la divisione del paese in due, lungo il fiume Dniepr, con un est allineato, se non annesso, alla Russia e un ovest più filo-occidentale, ma comunque fuori dalla NATO.
Nell’ipotesi peggiore di un ulteriore inasprirsi del conflitto che nessuno si augura, l’unico settore che potrebbe essere privilegiato è quello energetico, con l’oro e gli immobili che verrebbero comunque considerati come beni rifugio. Al di la degli aggiustamenti di portafoglio, continuiamo a privilegiare una strategia di copertura che preveda l’acquisto/vendita di call/put.
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Tognoli
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