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Insights 8 Nov 2021

Il punto sul mercato di Antonio Tognoli

There is no such thing as bad weather, only different kinds of good weather (J. Ruskin).

Dati poco interessanti per i mercati in uscita oggi. Cerchiamo allora di capire che cosa vogliono evitare a tutti i costi le Banche Centrali e i Governi: la stagflazione. Negli anni ’70 questa prese l’avvio dal rialzo del petrolio e del gas naturale che innescarono una rincorsa dei prezzi e dei salari (esattamente quello che sta avvenendo oggi) che furono causa di stagnazione economica e continuo rialzo dei prezzi.

Al di la delle similitudini dei prezzi dell’energia, la situazione è oggi però diversa. Almeno per due motivi.  Il primo è che l’espansione economica, nonostante il rallentamento della crescita del GDP una sua normalizzazione, rimane robusta con rischi di recessione che al momento sono pressoché assenti. Il secondo è che lo shock dell’offerta di petrolio è decisamente più modesto rispetto agli anni ’70, quando l’aumento del prezzo del petrolio a 2 anni sfiorava il 150%, mentre oggi si attesta nell’ordine del 20-25%. Gran parte degli dati indicano che la maggior parte dei fattori che determinano la crescita dei prezzi, dovrebbe tornare alla normalità nel 2022, anche se è innegabile che al momento permangono elementi di tensione sia in USA che in Europa. La stagflazione sembra dunque lontana. 

Sinora il quadro complessivo non sembra quindi particolarmente complesso per i mercati azionari e, nonostante le valutazioni di numerosi titoli appaiano elevate, le Borse possono continuare a beneficiare di risultati aziendali solidi e di tassi reali che si mantengono molto bassi. Tra l’altro, continuano a non esistere alternative agli assets reali, dato che in molte aree gli immobili sono molto più onerosi.

Qualche problema in più potrebbe invece esserci per le obbligazioni, soprattutto se il trend rialzista dell’inflazione dovesse confermarsi. Ai rendimenti attuali in molti casi negativi si aggiunge infatti la flessione del valore reale di cedole e rimborsi. L’inflazione potrebbe inoltre accrescere le pressioni sulle Banche Centrali per un rialzo dei tassi, che potrebbe rivelarsi troppo prematuro.