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Insights 29 Ott 2021

Il punto sul mercato di Antonio Tognoli

In tempo di crisi, gli intelligenti cercano soluzioni, gli imbecilli cercano colpevoli (Totò).

Dati importanti e sensibili in uscita oggi. Si comincia alle 11 in Europa con i prezzi al consumo YoY di ottobre (stima 3,7% contro 3,4% di settembre) e PIL 3Q (stima +2% contro +2,2% del 2Q) e si prosegue alle 15:45 in USA con il PMI Chicago di Ottobre (stima 64 punti contro 64,7di settembre) e alle 16 con Fiducia consumatori dell’Università del Michigan di Ottobre (stima 71,6 contro 72,8 di settembre).

Ieri il Governing Council della BCE ha confermato tutti gli strumenti in suo possesso senza tuttavia dare nessuna indicazione sulle mosse future, a parte la conferma che il ritmo degli acquisti PEPP (che scadrà a marzo 2022) sarà moderatamente inferiore ai trimestri precedenti. Confermato per il momento anche il livello dei tassi di interesse di riferimento, la forward guidance, gli acquisti nell’ambito di attività PAA (€ 20 mld al mese), le politiche di reinvestimento e le operazioni di rifinanziamento a lungo termine. Quindi tutto rimandato a dicembre, anche se l’Eurotower si è detta sempre pronta ad adeguare gli strumenti per conseguire i target sull’inflazione. Nonostante le assicurazioni del Presidente Lagarde, gli investitori continuano ad essere preoccupati che la BCE non abbia sotto controllo la situazione e che l’inflazione possa trasformarsi da temporanea a strutturale. In particolare, si chiedono fino a quando la BCE continuerà a sostenere che i rischi maggiori sono relativi alla crescita e che, per accompagnare la ripresa, si può essere sufficientemente confidenti che una stretta monetaria di qualunque tipo non sia imminente.

E’ la tipica reazione delle autorità monetarie di fronte a problemi sull’offerta, dove uno shock di quest’ultima che generi un aumento dei prezzi pesa sulla crescita, visto che la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie indotto dall’inflazione tende a ridurre i loro acquisti. Quando però le aspettative di inflazione iniziano a farsi sempre meno temporanee per effetto di aumenti strutturali relativi per esempio alle rivendicazioni salariali e all’andamento dei tassi di interesse, le banche centrali cominciano a preoccuparsi. Fino ad allora, le difficoltà consistono nel monitorare la situazione economica, finanziaria e creditizia. Il nostro modesto suggerimento è quello di agire prima che gli effetti inflattivi si estendano a tutto il sistema economico e diventino poi difficili da smontare. Non è un lavoro facile (ma qualcuno lo deve fare) anche perché la politica monetaria si muove in un terreno finora inesplorato.

Detto questo, come strutturiamo i portafogli? Oltre alla diversificazione che deve sempre essere presente per mitigare il rischio, riteniamo che le società oggetto di investimento debbano possedere tre caratteristiche fondamentali (leadership anche tecnologica del mercato/i di riferimento, redditività in crescita, produzione di cassa). Unitariamente considerati, questi elementi consentono di allungare l’orizzonte dell’investimento e superare il dilemma se investire in titoli value o titoli growth.