Il punto sul mercato di Integrae SIM

«La prudenza non fa rumore, ma evita molte cadute» (Publilio Siro)
Le borse europee hanno chiuso la seduta di mercoledì in rialzo, con lo Stoxx 600 a +1,1%, il FTSE 100 a +0,9%, il DAX a +1,1%, il CAC a +0,9% e il FTSE Mib a +1%, sostenute da un sentiment più costruttivo nonostante un messaggio tutt’altro che rassicurante della Banca Centrale Europea. Nella sua Revisione della Stabilità Finanziaria, la BCE ha avvertito che le valutazioni sui mercati, sempre più concentrate su pochi titoli, appaiono tirate e aumentano il rischio di correzioni brusche. Dallo scorso aprile i mercati azionari globali hanno toccato nuovi massimi storici e gli spread del credito sono rimasti ai minimi, condizioni che potrebbero invertire rapidamente se peggiorassero le prospettive di crescita o se l’adozione dell’intelligenza artificiale deludesse le attese. L’istituto ha anche evidenziato rischi nei fondi comuni aperti, livelli elevati di leva finanziaria in alcuni fondi speculativi e opacità nei mercati privati. Tra le vulnerabilità strutturali rientrano i conti pubblici più fragili dei Paesi ad alto debito, con il Vicepresidente de Guindos che ha spiegato come oggi una risalita dei rendimenti sovrani sarebbe più difficile da assorbire rispetto al passato. Secondo la BCE, maggiori spese per la difesa, rallentamenti strutturali e l’aumento delle emissioni potrebbero spingere gli investitori a chiedere rendimenti ancora più elevati. Nonostante ciò, il settore bancario europeo viene definito “resiliente”, sostenuto da capitali e liquidità abbondanti.
Wall Street tra aspettative di taglio dei tassi e rimbalzo dei tecnologici
A New York la seduta si è chiusa in positivo, con il Dow Jones a +0,67%, lo S&P 500 a +0,69%, il Nasdaq a +0,82% e il Russell 2000 a +0,82%, proseguendo la serie di quattro rialzi consecutivi dell’indice S&P. Il mercato ha premiato il recupero dei titoli penalizzati negli ultimi giorni, in particolare alcuni nomi legati all’intelligenza artificiale che avevano subito forti prese di profitto. Il quadro resta però complesso: la rotazione tra vincitori e perdenti dell’AI continua, con movimenti irregolari e scambi intermittenti. Sul fronte monetario, le aspettative di un taglio dei tassi a dicembre si sono consolidate dopo alcuni interventi più morbidi da parte di membri della Federal Reserve, anche se i dati macro più robusti hanno temporaneamente raffreddato questa narrativa. Nonostante ciò, gli operatori stimano ancora una probabilità superiore all’80% di una riduzione dei tassi entro fine anno. Tra i fattori di supporto figurano anche la stagionalità favorevole, posizionamenti più “leggeri” dopo le recenti correzioni e la prospettiva di un impulso fiscale significativo nel primo semestre del 2026. Restano però sul tavolo le preoccupazioni legate a una possibile bolla dell’AI e ai segnali di rallentamento del mercato del lavoro.
Consumatori americani sempre più pessimisti, ma la spesa resiste
Per la seconda volta in meno di una settimana, un indicatore della fiducia dei consumatori statunitensi ha registrato un peggioramento deciso. L’indice del Conference Board per novembre ha segnato il calo più ampio degli ultimi sette mesi, segnalando timori crescenti per disoccupazione e inflazione in aumento. Il dato ha confermato la lettura ancora più negativa diffusa venerdì dall’Università del Michigan, che aveva mostrato aspettative economiche tra le più basse dagli anni successivi alla crisi finanziaria. L’indice sulle condizioni attuali è sceso ai minimi da oltre un anno e quello sulle aspettative dei prossimi sei mesi ai livelli più bassi da aprile. In parallelo, le vendite al dettaglio, non corrette per l’inflazione, sono salite di appena lo 0,2% a settembre dopo mesi di crescita più sostenuta. Dai conti aziendali emerge che i consumatori rinunciano agli acquisti più costosi ma continuano a orientarsi verso marchi conosciuti e offerte convenienti. Catene come Kohl’s, Best Buy e Abercrombie hanno infatti rivisto al rialzo le previsioni. In vista del periodo delle festività, un sondaggio TransUnion mostra che oltre la metà degli americani prevede di spendere quanto l’anno scorso, segnale che la prudenza cresce, ma la propensione al consumo non è ancora crollata.