Il punto sul mercato di Integrae SIM

«La calma è la forma più alta di fiducia in sé stessi.» (Lin Yutang)
Le borse europee hanno chiuso in calo, pur recuperando dai minimi intraday, con Stoxx 600 -1%, FTSE -1,1%, DAX -0,6%, CAC -0,8%, FTSE Mib -1,7%. Una pausa fisiologica dopo tre sedute di forte rialzo che avevano spinto lo Stoxx Europe 600 su nuovi massimi storici. La stagione delle trimestrali continua però a battere le attese: l’85% delle società ha riportato i conti, con un utile per azione complessivo in calo solo dell’1% rispetto al -6% previsto dagli analisti. Le revisioni delle stime sono così tornate positive, con le attese di fine trimestre passate da -3% a +1% in due settimane. Il comparto tecnologico resta il grande debole europeo, penalizzato dalla rotazione verso settori difensivi e ciclici e da valutazioni ritenute tirate. Indicatori tecnici molto estesi stanno contribuendo alla volatilità, mentre diverse analisi, tra cui HSBC, continuano a vedere la tematica AI in Europa come rinviata ma non compromessa.
Dopo il selloff con rotazione più tecnica che fondamentale
A Wall Street il venerdì si è chiuso con una performance divergente tra gli indici: Dow -0,65%, S&P 500 -0,05%, Nasdaq +0,13%, Russell 2000 +0,22%. L’S&P è comunque riuscito a chiudere la settimana leggermente in rialzo, mentre Nasdaq e small cap hanno esteso il ribasso della settimana precedente. Il mercato continua a fare i conti con il momentum unwind, un riequilibrio che appare guidato da prese di profitto e da una normalizzazione dei flussi più che da un deterioramento del quadro macro. Segnali più costruttivi arrivano dai titoli legati a quantum computing e intelligenza artificiale, mentre i titoli più shortati restano sotto pressione. Nvidia ha mostrato una buona tenuta, sostenuta dal sentiment favorevole sulle prossime trimestrali. Goldman Sachs ha ridimensionato i timori di una bolla, osservando come l’attuale ciclo AI presenti più similitudini con il periodo 1997-1998 che con i picchi del duemila. La fine dello shutdown, con l’approvazione del pacchetto di finanziamento fino al 30 gennaio 2026 , ha contribuito a un miglior tono nella parte finale della seduta.
Mercato diviso tra attese di tagli e rischi di perdita di credibilità sull’inflazione
Sul fronte macroeconomico il focus resta sulla Federal Reserve. Dopo settimane in cui il mercato prezzava un taglio dei tassi a dicembre come quasi scontato, il quadro si è complicato. Con l’inflazione risalita al tre percento e segnali di rigidità sui prezzi, diversi membri della Fed hanno iniziato a mettere in guardia su un eccessivo ottimismo. La banca centrale appare oggi spaccata: da una parte chi ritiene che il rallentamento del mercato del lavoro sia fisiologico, dall’altra chi vede rischi di un indebolimento strutturale. Il presidente della Fed di Kansas City, Jeffrey Schmid, ha assunto una posizione molto chiara, avvertendo che ulteriori tagli “avrebbero effetti marginali sul mercato del lavoro, ma rischierebbero di minare la credibilità dell’obiettivo di inflazione”. L’assenza di dati recenti legata allo shutdown complica ulteriormente la valutazione, in un contesto in cui i mercati restano ancorati a una narrativa di crescita moderata, AI come tema strutturale e volatilità tattica legata al sentiment.