Il punto sul mercato di Integrae SIM

«La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce» (Jean-Jacques Rousseau)
Le borse europee hanno chiuso per lo più in calo la seduta di giovedì, lontane dai massimi di seduta: Stoxx 600 -0,6%, FTSE -1%, DAX -1,4%, CAC +0,1%, FTSE Mib invariato. Dopo tre giornate di forti rialzi, che avevano spinto lo Stoxx 600 su nuovi massimi storici, gli operatori hanno preferito ridurre l’esposizione in vista dei prossimi dati macro e delle riunioni delle banche centrali.
In Europa l’attenzione si è concentrata sui dati britannici. Il PIL del terzo trimestre ha deluso le attese, salendo solo dello 0,1% contro lo 0,3% precedente, mentre la produzione industriale è calata del 2% mese su mese, contro un atteso -0,2%. Leggermente meglio la produzione edilizia, ma la bilancia dei prezzi immobiliari ha sorpreso in negativo. Oltre 60 associazioni di categoria hanno sollecitato il cancelliere Reeves a intervenire sui costi dell’energia elettrica, priorità giudicata più urgente rispetto ai tagli IVA.
Nel resto dell’area euro, il bollettino BCE ha segnalato una crescita modesta e rischi legati al commercio internazionale. La Bundesbank ha ribadito che l’economia tedesca rimane “intrappolata nella debolezza strutturale”, mentre in Francia la sospensione della riforma delle pensioni di Macron da parte del Parlamento ha alimentato timori sulla sostenibilità fiscale. Anche il consiglio economico tedesco ha tagliato le stime di crescita per il 2026, criticando la strategia di finanziamento infrastrutturale del governo Merz.
Debolezza sui listini e volatilità sull’AI trade
A Wall Street la seduta di giovedì si è chiusa in ribasso, con gli indici prossimi ai minimi di giornata: Dow -1,62%, S&P 500 -1,67%, Nasdaq -2,28%, Russell 2000 -2,82%. Nonostante la correzione, l’S&P 500 resta in lieve progresso nella settimana, mentre Nasdaq e small cap si avviano a chiudere in calo.
Il tema dominante è stato il “momentum unwind”, ossia la correzione dei titoli più performanti dopo il rally di ottobre. L’assenza di un vero catalizzatore ha favorito un’ondata di prese di profitto, in particolare sui titoli AI e tech ad alta volatilità. Gli operatori hanno segnalato un calo nell‘attività degli investitori retail, mentre le posizioni sistematiche lunghe restano tirate.
I settori difensivi, in particolare la sanità, hanno fatto meglio del mercato, con rialzi superiori al 6% nella settimana. Sul fronte macro, il sentiment è stato indebolito dal tono più hawkish dei recenti interventi della Federal Reserve, che ha ridotto la probabilità di un taglio dei tassi a dicembre a meno del 50%. Le preoccupazioni per il mercato del lavoro sono tornate in primo piano dopo le indiscrezioni su 15.000 tagli in arrivo in Verizon, mentre il vuoto di dati economici dovuto allo shutdown resta un fattore di incertezza. I prossimi dati chiave, NFP e CPI, sono attesi solo a dicembre.
Bruxelles cerca equilibrio tra Washington e Pechino
Sul fronte internazionale, l’Unione Europea sta ricalibrando la propria strategia commerciale su due assi. Da un lato, approfondisce l’allineamento con gli Stati Uniti, dall’altro inasprisce la postura verso la Cina.
Secondo Bloomberg, la Commissione europea sta preparando un piano d’attuazione per consolidare l’accordo con Washington, che limita i dazi al 15% sulla maggior parte dei beni europei, comprese le auto. Il progetto mira a rafforzare la cooperazione su accesso ai mercati, commercio digitale, standard e sicurezza delle catene di fornitura, cercando al contempo alleggerimenti sui dazi del 50% ancora in vigore su acciaio e alluminio.
Parallelamente, il Financial Times ha riferito che Bruxelles intende anticipare l’introduzione di dazi doganali su importazioni low-cost dalla Cina, prendendo di mira piattaforme come Shein e Temu. La mossa riflette la crescente preoccupazione europea per la concorrenza sleale e la dipendenza industriale strategica.
Il messaggio è duplice: più cooperazione regolatoria con gli Stati Uniti, ma maggiore protezione dei confini economici rispetto alla Cina. Un equilibrio difficile, ma necessario per un continente che vuole restare competitivo senza rinunciare all’autonomia strategica.