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Insights 1 Nov 2025

Il punto sul mercato di Integrae SIM

«Il pessimismo dell’intelligenza non esclude l’ottimismo della volontà.» (Antonio Gramsci)

Le borse europee hanno chiuso la settimana deboli: STOXX 600 -0,5%, FTSE 100 -0,4%, DAX -0,7%, CAC -0,4%, mentre il FTSE Mib è rimasto invariato sopra la soglia dei 43mila punti. Secondo Reuters, i membri della Banca Centrale Europea si stanno preparando a un confronto sul quadro inflazionistico in vista della riunione di dicembre, quando saranno pubblicate le nuove proiezioni triennali. Le fonti citate indicano una BCE relativamente tranquilla sul fronte della crescita, ma divisa sull’inflazione. Alcuni membri hanno messo in dubbio l’affidabilità delle previsioni di lungo periodo, ricordando i precedenti errori di valutazione.

Il comunicato di giovedì dopo la decisione sui tassi, ha ribadito che i rischi al ribasso sulla crescita si sono ridotti, mentre le misure sottostanti dell’inflazione restano vicine al target. Tuttavia, la presidente Christine Lagarde ha riaffermato che la BCE agirà con simmetria rispetto al proprio obiettivo del 2%, lasciando intendere che tollererebbe modesti scostamenti senza intervenire. Il mercato ora assegna solo un 35% di probabilità a un taglio entro fine 2026, mentre la maggioranza degli economisti prevede tassi invariati per i prossimi due anni, segno che il ciclo di allentamento monetario è ormai in pausa.

A Wall Street sei mesi consecutivi di rialzi

A Wall Street, la seduta di venerdì ha visto gli indici chiudere in territorio positivo: Dow +0,09%, S&P 500 +0,26%, Nasdaq +0,61%, Russell 2000 +0,54%. Tutti i principali indici hanno registrato progressi settimanali, con l’S&P che ha messo a segno il sesto mese consecutivo di rialzi. Il sentiment è stato sostenuto dalle trimestrali del comparto tecnologico, in particolare da Amazon, che ha beneficiato dell’accelerazione di AWS e di margini in miglioramento. Apple ha mostrato un andamento più volatile, penalizzata da attese elevate nonostante una guidance incoraggiante per il trimestre di dicembre.

Nel complesso, la stagione degli utili americana continua a sorprendere in positivo: l’S&P 500 mostra una crescita media dell’utile del 10,7% su base annua, con l’83% delle aziende che ha superato le stime, ben oltre la media storica. I toni hawkish della Federal Reserve hanno attirato attenzione, ma senza impatto rilevante sui tassi, mentre i flussi di fine mese sono stati misti, tra vendite dei fondi pensione e acquisti retail ancora sostenuti. I temi politici e geopolitici, inclusi lo shutdown governativo e la volatilità legata alle tensioni globali, restano rumore di fondo per i mercati.

Il debito come nuova minaccia alla stabilità

Cresce l’allarme per il livello del debito pubblico americano, ormai proiettato verso i $ 40.000 miliardi dopo l’approvazione del cosiddetto “big beautiful bill” estivo. A lanciare l’avvertimento è stato David Solomon, CEO di Goldman Sachs, che ha parlato di un rischio di “brusca frenata” se la crescita non accelera. “Se continuiamo su questo percorso senza alzare il ritmo di espansione, arriverà una resa dei conti,” ha dichiarato.

Secondo Solomon, Stati Uniti ed Europa stanno diventando dipendenti da stimoli basati sul debito, un modello insostenibile nel lungo termine. Pur escludendo un rischio sistemico immediato per il credito americano e stimando bassa la probabilità di recessione, il banchiere ha indicato un’unica via d’uscita: la crescita reale. In altre parole, il ciclo di spesa pubblica e di indebitamento potrà reggere solo se accompagnato da investimenti produttivi e aumento della produttività, condizioni che oggi appaiono ancora fragili.